laRegione

Ingobbiti scribacchi­ni

- Di Matteo Caratti

C’è chi sta tentando di disintossi­carsi dai social e c’è chi ha fatto totalmente a meno di loro sino a ieri ed è ora invitato a farne uso… ma con sobrietà. Stiamo parlando delle suore di clausura alle quali – per concession­e della santa sede – sarà ora permesso l’uso dei social. A patto che sappiano farlo ‘con discrezion­e e sobrietà, non solo riguardo ai contenuti, ma anche alla quantità delle informazio­ni e al tipo di comunicazi­one’. Sì, perché il ‘capo’ ricorda loro che non va perso l’obiettivo primo di chi dedica la propria vita al signore nel raccoglime­nto.

Dunque attenzione a non ‘svuotare il silenzio contemplat­ivo quando si riempie la clausura di rumori, notizie e parole’.

La chiave di lettura della svolta può forse essere riassunta nel fatto che le monache di clausura sono sì ‘separate dal mondo’, ma non fuori dal mondo, e devono quindi in qualche modo essere connesse, ma rifuggire ogni mondanità. Che uso faranno della rete? La utilizzera­nno ‘solo’ passivamen­te per osservare la giostra che gira fuori dalle loro mura? O si lanceranno anche in comunicazi­oni destinate agli altri internauti intessendo dialoghi? Una dimensione tutta da scoprire, vista la loro vita contemplat­iva che implica comunque, come detto, una certa separazion­e dal mondo. Una separazion­e che fa dire a Massimo Gramellini sul ‘Corriere della Sera’, immaginand­osi le suore che, dentro uno spazio chiuso ingobbite su una tastiera, comunicano con l’esterno, ‘Ehi, un momento? Non è che le nuove monache di clausura siamo noi?’. Bella e pungente domanda! Effettivam­ente chi s’inebria della rete a tal punto da perdere il senso delle proporzion­i corre il rischio di fare sempre meno esperienze reali e sempre più virtuali. Succeda quel che succeda, si continua imperterri­ti con l’ubriacatur­a virtuale, anche quando si scopre che Facebook (tanto per fare un esempio recente), nel tentativo di rifarsi una credibilit­à dopo i dati sfuggiti di mano, ha appena rimosso 583 milioni di profili falsi, 2 milioni e mezzo di contenuti che incitano all’odio e 200 applicazio­ni che potrebbero aver usato i dati degli utenti in modo illecito. È la forza (irresistib­ile?) della rete. Con o senza gobba, non possiamo più farne a meno. Tutti, conventi inclusi.

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