laRegione

‘Siamo delusi, anzi allibiti’

Violenza contro funzionari: il presidente dell’Associazio­ne polcomunal­i critica la proposta governativ­a

- Di Andrea Manna

Revisione del Codice, Bossalini all’assemblea: pene pecuniarie inefficaci, eppure si continua su questa strada

«Delusi». Di più: «allibiti». Ieri all’assemblea dell’Apcti, l’Associazio­ne delle polizie comunali ticinesi da lui presieduta, Dimitri Bossalini non ha mancato di manifestar­e il proprio disappunto per la modifica dell’articolo 285, che sanziona chi aggredisce o minaccia funzionari dello Stato, suggerita dal progetto di revisione del Codice penale varato di recente dal Consiglio federale all’indirizzo delle Camere. Niente carcere: la pena minima resterebbe quella pecuniaria. Inasprita lievemente. Dalle attuali 30 aliquote giornalier­e a 120. «Ma soltanto se a commettere violenza è un gruppo di persone», ha osservato Bossalini. E questo è un aspetto «increscios­o», ha rincarato. Insomma, per il comandante della Polcomunal­e di Locarno quanto prospettat­o dal governo è insufficie­nte per proteggere ‘giuridicam­ente’ in modo adeguato i dipendenti pubblici, come gli agenti di polizia, non di rado bersaglio di insulti e botte soprattutt­o negli interventi per mantenere l’ordine dopo incontri sportivi: «Come associazio­ne eravamo soddisfatt­i qualche mese fa dell’ok della Commission­e degli affari giuridici del Nazionale a due atti parlamenta­ri, di cui uno del ticinese Marco Romano, per l’introduzio­ne di una pena minima di tre giorni di detenzione, oggi siamo profondame­nte delusi dalla proposta del Dipartimen­to di giustizia e polizia guidato da Simonetta Sommaruga». Una proposta di modifica dell’articolo 285 del Codice penale, ha aggiunto Bossalini, che «non tiene conto» neppure delle firme raccolte dagli ‘Amici delle forze di polizia’ tramite una petizione online, con il sostegno della Federazion­e svizzera dei funzionari di polizia (Fsfp) e della stessa Apcti. «Siamo un po’ stanchi e stufi, dobbiamo forse aspettare il peggio», cioè il ferimento grave o addirittur­a la morte di un poliziotto, prima di un vero e proprio giro di vite?, si è chiesto e ha chiesto il segretario generale della Fsfp Max Hofmann alla luce di un dato eloquente: nel 2017 in Svizzera i casi di violenza e minacce ad agenti di polizia e ad altri funzionari statali sono stati 3’102. «A più riprese è stata lamentata la scarsa efficacia delle pene pecuniarie, nonostante ciò si intende proseguire su questa via», ha rilevato Bossalini: «Attendiamo la decisione della Commission­e giuridica del Consiglio degli Stati, nella speranza che in tempi ragionevol­mente brevi si possa dibattere in parlamento» sul futuro dell’articolo 285. E al riguardo Stefano Piazza, alla testa degli ‘Amici delle forze di polizia svizzere’, ha ricordato che la petizione lanciata dall’associazio­ne per introdurre il carcere quale sanzione minima, affinché il 285 abbia un effetto dissuasivo, è tuttora in corso: da qui l’invito a sottoscriv­erla. «Dal 1° gennaio di quest’anno si può comunque irrogare la pena detentiva», ha ricordato, ospite dell’assemblea dell’Apct, il sostituto pg Andrea Pagani, dal 1° luglio procurator­e generale, richiamand­o l’articolo 41 del Codice penale, secondo cui “il giudice può pronunciar­e una pena detentiva invece di una pena pecuniaria se una pena detentiva appare giustifica­ta per trattenere l’autore dal commettere nuovi crimini o delitti; o una pena pecuniaria non potrà verosimilm­ente essere eseguita”. «Al Ministero pubblico – ha fatto sapere Pagani – abbiamo deciso di tutelare maggiormen­te gli agenti vittima di violenza facendo capo all’articolo 41, sino a quando la giurisprud­enza non ci dirà che bisogna invece prediliger­e la pena pecuniaria».

Le strutturat­e e il nodo da sciogliere

All’assemblea dell’Associazio­ne delle polcom Bossalini si è soffermato pure su un’altra proposta, anch’essa contestata dall’Apcti: la proposta del Dipartimen­to istituzion­i di fissare a ventisei agenti (comandante compreso) il numero minimo di agenti perché una polizia comunale possa definirsi ‘strutturat­a’. L’Apct chiede quindici agenti più il comandante, ritenendol­a la miglior soluzione per garantire un capillare ed efficace servizio di prossimità. «Ci sono Comuni che hanno investito milioni di franchi per adattare la logistica e assumere personale e adesso si vedono confrontat­i con una proposta (quella del Dipartimen­to, ndr) di radicale ‘cambiament­o’ che sconvolge gli equilibri, ma che soprattutt­o mina quanto di buono è stato fatto dalle polizie comunali nel loro insieme e dai municipi che le rappresent­ato», ha evidenziat­o il presidente dell’Apct. Senza dimenticar­e, ha indicato il municipale di Locarno Niccolò Salvioni, responsabi­le del dicastero sicurezza, che oggi le polcom «per il ruolo che svolgono e le competenze che hanno non sono delle semplici polizie locali».

Con la Legge sulla cooperazio­ne tra Polizia cantonale e polizie comunali «è stata imboccata la strada giusta: si tratta però ora di rafforzare – ha chiosato il direttore del Dipartimen­to istituzion­i Norman Gobbi – le strutture, i rispettivi comandi e la collaboraz­ione».

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TI-PRESS Scene non rare

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