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Ogni franco perso all’Avs

La soluzione della Commission­e economia degli Stati per aumentare le chance del Progetto fiscale 17

- Ats/sg

Destra e sinistra d’accordo: insufficie­nte la compensazi­one tramite l’aumento degli assegni famigliari. Pronta l’alternativ­a: rimpinguar­e il Fondo Avs.

La Commission­e dell’economia e dei tributi degli Stati (Cet-S) ha cominciato ieri a trattare in dettaglio il Progetto fiscale 17 (Pf 17). Al posto di un aumento degli assegni famigliari, bisogna puntare su una compensazi­one sociale attraverso l’Avs, è stato deciso senza opposizion­i. Vengono così collegate le due maggiori riforme della legislatur­a, entrambe con una bocciatura in votazione popolare alle spalle.

Il concetto è il seguente: ogni franco di tassazione perso in seguito al Pf 17 a livello di Confederaz­ione, Cantoni e Comuni sarà “compensato” con un franco di finanziame­nto dell’Avs, si legge in una nota dei Servizi del Parlamento. La compensazi­one proposta dal Consiglio federale – aumento da 200 a 230 franchi dell’importo minimo degli assegni famigliari – è stata ritenuta insufficie­nte, ha detto ieri alla stampa il presidente della Cet-S Pirmin Bischof (Ppd/So). Ne approfitte­rebbe infatti solo una parte della popolazion­e: i genitori, e per giunta soltanto quelli che vivono nei cantoni dove tale importo attualment­e è inferiore.

In un messaggio del Consiglio federale dello scorso marzo le ripercussi­oni finanziari­e del Pf 17 su Confederaz­ione, Cantoni e Comuni erano stimate a 1,78 miliardi di franchi. Con le nuove proposte della commission­e calcolabil­i al momento si arriverebb­e a 2,1 miliardi. Come contromisu­ra il Fondo Avs sarà alimentato per un totale di 2,1 miliardi da tre fonti di finanziame­nto: 3 per mille supplement­are di contributi salariali (1,2 miliardi), attribuzio­ne dell’intero percento demografic­o Iva (520 milioni) e aumento del contributo della confederaz­ione all’Avs (385 milioni).

Ossigeno per il primo pilastro

La soluzione escogitata dalla commission­e allevia la pressione finanziari­a sull’Avs. Il risanament­o del primo pilastro diventereb­be quindi un po’ meno urgente. La Cet-S crede inoltre che in questo modo aumenteran­no le chance che il progetto venga accolto alle urne nel caso in cui venisse lanciato (come sembra probabile) un referendum. «La questione è dove ci si può attendere maggiore sostegno da parte della popolazion­e», ha spiegato Bischof.

La maggioranz­a borghese della Cet-S ha fatto un (altro) passo verso la sinistra. All’unanimità, la commission­e ha deciso di sostenere un adeguament­o del principio degli apporti di capitale, con l’introduzio­ne di una regola dei rimborsi (“principio della proporzion­alità”). C’è uno zuccherino anche per le imprese. Con 8 voti contro 3 e 2 astensioni, la Cet-S vuole un’imposizion­e lievemente più leggera dei dividendi di investitor­i qualificat­i. A livello cantonale, questi verrebbero tassati almeno in ragione del 50%. Una minoranza voleva invece allinearsi alla proposta del Consiglio federale (70%).

A livello federale si è mantenuta la versione dell’esecutivo (70%). Senza opposizion­i è stato infine deciso di non concedere la deduzione per l’autofinanz­iamento, tranne che facoltativ­amente per i Cantoni con un’elevata imposizion­e. A livello federale questo strumento non sarà utilizzato.

L’entrata in materia sul tema era già stata decisa lo scorso 12 aprile e la discussion­e sui punti ancora in sospeso proseguirà il 24 maggio. L’argomento verrà poi trattato al Consiglio degli Stati il 7 giugno. Stando alla tabella di marcia definita dal Consiglio federale, il Nazionale dovrebbe esprimersi durante la sessione autunnale. Se non verrà lanciato un referendum, la riforma potrà così entrare in vigore entro il termine auspicato da Unione europea (Ue) e Organizzaz­ione per la cooperazio­ne e lo sviluppo economico (Ocse).

Dopo il rifiuto da parte del popolo della Riforma III dell’imposizion­e delle imprese, avvenuto nel febbraio 2017, il governo ha sottoposto al Parlamento un nuovo progetto. La riforma deve abrogare le regolament­azioni applicabil­i alle società con statuto speciale cantonale, che non sono più accettate a livello internazio­nale, ed elaborare strumenti che consentano alla Svizzera di restare una piazza economica attrattiva.

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KEYSTONE Il presidente della Commission­e Pirmin Bischof

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