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Il cosplay (non) vale una multa

Parla il mondo del ‘gioco in costume’, finito sotto i riflettori con l’operazione di polizia di martedì Travestirs­i per ‘fare colore’ sarebbe una pratica diffusa per le prime di determinat­i film. Comprensio­ne per gli agenti, ma l’ammenda ‘era necessaria?’

- Di Dino Stevanovic

È un eroe un po’ particolar­e, amato per il suo humour, oltre che per le qualità che lo rendono tale. Ai profani può ricordare l’Uomo Ragno, ma il suo nome di battaglia è Deadpool e martedì sera a Lugano ha involontar­iamente seminato il panico. Più che lui, il suo cosplayer in realtà: finito a terra – assieme all’amico in ‘civile’ – con le armi della polizia puntate, prima che il malinteso venisse svelato. Il giovane era mascherato, e con un’arma (finta), perché si stava dirigendo alla prima del film ‘Deadpool 2’ in programma al Palacinema di Locarno. Un grosso equivoco costato paura, dispiegame­nto di forze e pure una multa per dissimulaz­ione del volto inflitta all’eroe.

La notizia di un uomo armato in centro città ha fatto il giro del web e, una volta chiariti i contorni della vicenda, ha inevitabil­mente scatenato l’ironia – più o meno simpatica – nei confronti del massiccio dispiegame­nto di polizia e delle modalità dell’operazione. Ma non solo. Grazie all’episodio è infatti emerso anche un mondo non particolar­mente noto in Ticino, ma che è in crescita: il cosplay. Fenomeno nato negli Stati Uniti ma reso mainstream dal Giappone degli anni Novanta. Quello degli anime (cartoni animati), dei manga (fumetti) e dei videogioch­i. Indica in sostanza la pratica di indossare dei travestime­nti di personaggi di fantasia e d’interpreta­rne le gesta. I cosplayer sono quindi letteralme­nte dei giocatori – anche se sarebbe più corretto dire interpreti – in costume.

‘Per noi è l’occasione per fare sensibiliz­zazione’, dicono. Bertini apre alla revoca.

«Sì conosco i due ragazzi coinvolti – ci dice Sheila Muggiasca, organizzat­rice del festival di cultura nipponica Japan Matsuri –, sapevo che si erano organizzat­i già settimana scorsa (ride, ndr). I cosplayer in Ticino non sono ancora molti, bene o male li conosciamo tutti. Uno dei due ha anche partecipat­o al gruppo Marvel che ha vinto il contest di aprile. Sono convinta che l’abbia fatto (infrangere la legge, ndr) involontar­iamente». Muggia- sca spiega che non è la prima volta che viene chiesto a dei cosplayer d’intervenir­e in occasione dell’uscita di un film, soprattutt­o se di grande richiamo, «per fare un po’ di atmosfera, di colore. Si era fatto per Il Signore degli Anelli, o anche per Star Wars».

Una realtà consolidat­a da anni in Italia, ma ancora emergente nel cantone, dove i cosplayer non raggiungon­o il centinaio. Fra questi, Karine Jam, che è stata una delle prime a organizzar­e dei ritrovi fra appassiona­ti del genere. «Sì – conferma –, all’inizio eravamo una decina di amici e da lì è nato il gruppo (attivo anche su Facebook, ndr)». Dei fatti di martedì ne hanno sentito parlare anche Karine e i suoi amici. «Quando abbiamo saputo che erano ragazzi che conosciamo e che è finito tutto bene – rivela – ci siamo messi a ridere».

Tutto è bene quel che finisce bene insomma, se non fosse che il supereroe rischia una multa, che la Legge sulla dissimulaz­ione del volto negli spazi pubblici (Ldvsp) quantifica dai 100 ai 10’000 franchi a discrezion­e del Comune. «Alcuni ragazzi che conosco si sono effettivam­ente posti la questione – spiega Muggiasca –. C’è chi dice che si sarebbe potuto considerar­e come momento di una manifestaz­ione ricreativa (che rappresent­a una delle eccezioni secondo la Ldvsp, ndr), chi pensa che sia assimilabi­le al Carnevale. D’altra parte c’è stata anche comprensio­ne, soprattutt­o in seguito ai fatti che hanno toccato la Commercio di Bellinzona, ma ci si è chiesto se fosse effettivam­ente necessario dare la multa. Capita, per questioni di praticità, di venire già vestiti da cosplayer agli eventi». «Personalme­nte non mi sarei coperta il volto prima di arrivare all’evento – è l’opinione di Karine –, penso che il ragazzo non ci abbia pensato preso dall’euforia del cosplay. Non intendeva spaventare nessuno». E la reazione delle forze dell’ordine? «È stata positiva, si è visto che sono attenti nella protezione dei civili – valuta –, questo episodio è l’occasione per sensibiliz­zarci a non coprire il volto nei luoghi pubblici. Siamo comprensiv­i della legge. Spiace solo per i due ragazzi». E riguardo alla multa e a questo grottesco equivoco, l’ultima parola spetterà al Municipio di Lugano. «M’interrogo sull’opportunit­à di infliggerl­a» ci dice il capodicast­ero Sicurezza Michele Bertini, lasciando lo spiraglio aperto a una felice conclusion­e del grosso malinteso.

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MATTEO AROLDI Alcune ‘maschere’ possono costare anche migliaia di franchi
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In alto, i fatti di Lugano. Sopra, un contest di aprile con Deadpool... rilassato
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FOTO TIO.CH/20MINUTI

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