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‘Controllav­o io gli ammanchi’

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La mattina di ieri è servita alla Corte per approfondi­re i reati finanziari di cui Michele Egli è accusato. In particolar­e la ripetuta appropriaz­ione indebita e falsità in documenti nei confronti della Supsi, suo ex datore di lavoro. Dalla cassa della Supsi, da lui gestita, avrebbe sottratto 269’878 franchi. Somma che potrebbe scendere a 267’800 franchi perché l’imputato sostiene di non avere iniziato subito con gli ammanchi. «Prendevo i soldi dalla cassa quando non ero visto, e a volte anche quando lo ero, perché si fidavano di me – ha dichiarato ieri –. Visto che per la maggior parte degli anni ho gestito io la cassa, ero io a dover controllar­e gli ammanchi e potevo facilmente prendere i soldi senza che nessuno si accorgesse degli ammanchi». Soldi utilizzati per saldare i suoi debiti, per mandare avanti la famiglia ma che sono anche stati inviati a persone conosciute su internet. «Sono un ingenuo – ha ammesso –. Ho sempre creduto a quello che mi veniva raccontato». E anche la presunta malattia di un parente di una donna conosciuta in rete «per la quale avevo una particolar­e infatuazio­ne» lo ha portato a organizzar­e una raccolta fondi che gli ha portato un’accusa di ripetuta truffa. «Non volevo fregare nessuno, anche perché ho mandato più soldi di quelli che avevo ricevuto (poco più di 5mila franchi, ndr)».

La Corte ha imputato a Michele Egli altri due reati. Il primo è quello di furto, ammesso, per aver sottratto dal portafogli­o di Nadia Arcudi una ventina di franchi. Soldi prelevati dopo aver spostato il corpo di Nadia dalla camera da letto al baule della macchina. «Volevo prendere qualcosina, non avrei preso grosse cifre». Il secondo è relativo al possesso di microcamer­e trovate nel bagno della sua abitazione. Dispositiv­i mimetizzat­i in ganci appendiabi­ti. «Le ho comprate per curiosità. Volevo riprenderm­i mentre facevo la doccia» L’imputato ha però negato di averle installate perché capitava – lo ha confermato anche in aula martedì – che la cognata si facesse la doccia nella sua abitazione. Nominando la figlia, la voce di Michele Egli ha evidenziat­o un segnale di cedimento. Nel telefono che la pp è disposta a riconsegna­rgli, previa cancellazi­one dei dati, ci sono infatti le sue fotografie.

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