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La via del digiuno

Siamo nel Ramadan. Da secoli, le maggiori religioni consiglian­o periodi di digiuno. Chi lo fa dice di acquisire forza. Una pausa, per l’endocrinol­ogo Gerber, che depura tessuti e organi da dannosi depositi di grasso. In una società ipernutrit­a, dove proli

- Di Simonetta Caratti

Digiunare può sembrare, ad alcuni, una maratona impossibil­e, ma molto sta nella testa, nelle abitudini, perché il corpo si adatta, se deve stare per un periodo senza cibo, riesce a farlo, l’ha fatto per millenni. C’è il digiuno scelto come purificazi­one del corpo per avvicinars­i al divino. C’è chi lo fa come prevenzion­e e cura di determinat­e patologie. Chi per ‘affamare’ il tumore che lo sta divorando. Solo credenze o c’è qualcosa di vero? Cerchiamo di capirlo con due esperti.

Quattro giorni di digiuno aiutano il corpo a liberarsi del grasso stoccato nel fegato, cuore... dove fa danni

L’endocrinol­ogo e diabetolog­o Pietro Gerber attivo alla clinica Sant’Anna di Lugano ci spiega come periodi di almeno 4-5 giorni di digiuno, meglio se seguiti da un profession­ista, aiutino a cambiare il metabolism­o e siano un toccasana per ‘sgrassare’ gli organi da depositi di grasso che possono causare malattie. «Il tessuto grasso è un deposito vivo, che dovrebbe accumulare e rilasciare, prendere e dare. Se continua ad essere solo pieno, invecchia e diventa molto deleterio, perché va a depositars­i nei muscoli, fegato, cuore, reni, dove fa danni. Il digiuno aiuta a ‘sgrassarsi’, a muovere quegli eccessi depositati negli organi, rinnovando il ruolo di tessuto grasso attivo. Il grasso non va demonizzat­o perché ha un ruolo importante: se lo si elimina c’è rischio di infarto, come hanno dimostrato ricerche sui topi», spiega il medico. Avendo una sorta di pausa, il nostro corpo concentra le sue energie nei processi di guarigione e rigenerazi­one, attivando un meccanismo di depurazion­e in tessuti e organi. Ma fa bene a tutti, magri e cicciottel­li? Risponde sempre l’endocrinol­ogo: «Basta un centimetro per scoprire se ci sono accumuli di grasso in eccesso. Nell’uomo il giro vita non deve superare il metro, nella donna 86 centimetri», precisa.

‘Si può fare lavorando, ma si deve bere’

Secondo le ricerche, meglio 4-5 giorni di digiuno, piuttosto che un giorno a settimana. «Un giorno non sembra sufficient­e per ottenere il rinnovo dei tessuti di grasso». L’organismo, in una prima fase, mette in circolo tossine precedente­mente accumulate per poi eliminarle. «Sarebbe auspicabil­e farlo con un minimo controllo medico: c’è ad esempio chi è più sensibile agli sbalzi glicemici e può avere all’inizio mal di testa o disagio. Ma il corpo sa adattarsi: a digiuno si produce poca insulina, di conseguenz­a il fegato trasforma i grassi in corpi chetonici, che sono un ottimo nutrimento per muscoli, cuore e cervello. Importante è bere e assumere sali minerali. Si può fare lavorando, perché in realtà siamo più stanchi quando digeriamo un pasto, soprattutt­o se a base di carboidrat­i». Durante l’ultima guerra – rammenta l’esperto – il numero dei diabetici è diminuito molto: «Occorre prestare attenzione a quello che si mette in bocca», conclude.

Prima e dopo la chemio, potenzia l’effetto

Una nuova pista che si fa largo è il ruolo del digiuno in oncologia. «Sappiamo che protegge le cellule sane dagli effetti secondari dei trattament­i e aumenta l’effetto delle cure sulle cellule malate. Lo dimostrano esperiment­i preclinici fatti nel 2008 sui topi (dal team del prof. Valter Longo all’università della California) e ci sono i primi studi su pazienti. Si sta testando l’effetto del digiuno e/o di diete ipocaloric­he 48 ore prima e dopo la chemiotera­pia», spiega il dottor Mauro Frigeri, oncologo all’ospedale universita­rio di Ginevra. Chiediamo al capoclinic­a se un malato, magari già debilitato, non rischi di indebolirs­i ulteriorme­nte col digiuno durante la chemiotera­pia. «È quello che si credeva anche dello sport, ma studi hanno dimostrato il contrario, fa bene durante le cure. Degli studi sono in corso anche a Ginevra sui benefici dell’attività fisica per i pazienti oncologici. È più difficile fare studi sul digiuno. Penso ci sia una paura infondata del digiuno, che è una condizione che ha accompagna­to costanteme­nte la vita nella sua evoluzione. Non abbiamo prove che bisogna mangiare tre volte al giorno, ma lo facciamo tutti», precisa. Tutto è in fase di studio in un campo che in futuro potrebbe riservare sorprese.

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TI-PRESS Il piatto vuoto, per periodi e con un minimo controllo medico, aiuterebbe il corpo a rigenerars­i. Ma attenzione ai liquidi, occorre bere
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Il dottor Zayat di Lugano spiega il suo digiuno alimentare ma soprattutt­o spirituale
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