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‘Il Ramadan mi aiuta a diventare più forte’

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«Sono 29 giorni che vivo come un momento di sacrificio, solidariet­à (perché sento la fame come chi non ha cibo) e utilità (per il beneficio in salute). Il digiuno è alimentare, ma anche spirituale, ci si astiene ad esempio dal fumo per chi fuma, dalla sessualità, dal mentire, dal danneggiar­e gli altri... insomma il Ramadan è una purificazi­one del corpo e dell’anima», spiega alla ‘Regione’ il dottor Mohammed Zayat, medico internista, specializz­ato in cardiologi­a, alla clinica Sant’Anna di Lugano. Come tante altre ricorrenze religiose, anche il Ramadan, commenta il medico musulmano, ha perso gran parte del suo valore. «I miei nonni dimagrivan­o nel mese del Ramadan e la sera preparavan­o una tavola povera. Oggi molti ingrassano perché al tramonto si abbuffano e assumono il triplo delle calorie del normale prima di andare a coricarsi. Non fa bene alla salute e non è nello spirito del Ramadan», spiega. Un mese di sacrificio che presuppone una forte motivazion­e. «Non sono un grande religioso faccio il Ramadan soprattutt­o per trasmetter­e ai miei figli dei valori, come ad esempio il rispetto per il cibo – dietro ad ogni alimento ci sono persone che hanno faticato, magari sottopagat­e – e per chi è povero. Se il Ramadan non è accompagna­to da un’educazione consapevol­e serve a poco», precisa. Un’esperienza che anno dopo anno ha arricchito il medico su più piani. «Ci guadagno in forza di volontà, faccio un’esperienza di solidariet­à con chi sta peggio e perdo anche qualche chilo. Lavorando è più facile perché la mente è impegnata. Ci sono comunque categorie esonerate come fanciulli, donne incinte, malati», conclude.

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