Fumata nera
Dopo una giornata convulsa il GdP non va in stampa. Zumthor: ‘Non volevamo fosse una forzatura’ La redazione aveva pronta l’edizione, che però va solo online. La direttrice: ‘Resto fiduciosa’.
Non si stampa. Al termine di una giornata concitata, con la redazione pronta a pubblicare l’edizione cartacea odierna, è mancato l’indispensabile sostegno dell’editore. Cioè il vescovo. Una giornata scandita per buona parte da una nuova assemblea del personale, da una nota stampa nel primo pomeriggio della Diocesi e da voci su una possibile uscita oggi del quotidiano della Curia. Tutto questo all’indomani dell’annuncio della chiusura del GdP. Solo in tarda serata si è appreso che il numero in edicola ieri – in prima pagina, bianca, solo due editoriali e di segno opposto: quello di monsignor Lazzeri e quello della direttrice Alessandra Zumthor – era davvero l’ultimo. L’ultimo della testata fondata nel 1929. L’edizione odierna del giornale sarà accessibile liberamente online (non solo, quindi, per gli abbonati). Perché la redazione aveva optato per lavorarci, prepararla, puntare alla continuità. Così almeno avevano deciso giornalisti, direzione, personale amministrativo e tecnico dopo più di una riunione. Occorreva però risolvere qualche questione non di poco conto: al di là della buona volontà del personale di mandare in stampa l’edizione di oggi (un’edizione settimanale, con gli inserti preparati nel corso della settimana) bisognava riuscire a onorare i contratti di stampa delle copie (Centro Stampa di Muzzano) e di distribuzione (Posta). «Il vescovo ci ha detto che non poteva autorizzare la nostra richiesta di stampare avendo portato i bilanci in Pretura – ci dice la direttrice Alessandra Zumthor –. Non volevamo forzare le cose. Abbiamo così deciso di offrire il giornale online, con l’appello. Lo riteniamo anche un regalo a chi ci ha manifestato in questi giorni solidarietà». Il futuro? «Vedremo. Rimango comunque fiduciosa nell’apertura di uno spiraglio». Sino alla fine la volontà dei giornalisti è stata quella di uscire stamane in edicola con un ulteriore numero. Per lanciare un segnale e, non da ultimo, per sperare di riuscire a convincere l’editore a cambiare idea e ritirare l’istanza di fallimento. Sulla scorta delle numerose attestazioni di supporto (anche finanziario) che stanno giungendo al giornale (leggi pure sotto). Tra queste quelle della Fontana Print (editore che produce testate come la Rivista di Lugano) che potrebbe essere interessata a subentrare, trasformando il quotidiano in un settimanale, come riferito da ‘Tio’. «La redazione crede nell’operazione salvataggio e quindi reputa prioritaria l’uscita del prodotto cartaceo – commenta Paolo Locatelli, sindacalista Ocst –. È anche disposta a discutere di un nuovo prodotto e ritiene prioritaria la pubblicazione del giornale fino almeno alla dichiarazione di fallimento del pretore, se ci sarà». Osserva Nicola Morellato
di Syndicom: «È nell’interesse di tutti che vi sia continuità. Occorre però avere una certa accortezza anche nel caso in cui le cose dovessero andare male. È una sensibilità che ho cercato di portare ai dipendenti». È dunque importante percorrere «entrambe le strade». Soprattutto se il vescovo non dovesse ripensarci, si rischia – fa presente il sindacalista – che il
pretore nei prossimi giorni decreti il fallimento, e che lo sforzo prodotto fino a quel momento si riveli vano. «Ho chiesto quindi che si faccia pressione anche sulla responsabilità sociale: vanno trovati i fondi da destinare ai collaboratori che dall’oggi al domani potrebbero trovarsi a piedi». Volontà espressa anche nella nota diramata ieri dalla Diocesi: “Dopo la decisione del pretore sarà fatto tutto il possibile per creare un fondo di solidarietà e di aiuto per i dipendenti”. «Martedì prossimo all’interno dell’ufficio presidenziale dell’Ocst discuteremo della situazione dei dipendenti e di come muoverci», dice Bruno Ongaro. «La nostra prima esigenza – aggiunge il presidente dell’Ocst – è di avere un piano sociale».