laRegione

Chiamatemi Stella Hoshi

Mentre la vicenda di Deadpool fa il giro d’Europa, abbiamo incontrato un’esponente ticinese di questo mondo del travestime­nto, per capirlo e conoscerlo meglio

- Di Dino Stevanovic

Ha l’esuberanza dei 18 anni, è di Lugano, frequenta il liceo artistico e ha una grande passione per il cosplay: l’interpreta­zione di personaggi immaginari, alla ribalta dopo l’operazione di polizia di martedì scorso (cfr. ‘laRegione’ del 17 maggio). E mentre la vicenda del ragazzo mascherato da Deadpool fermato dalla polizia e multato in un primo momento per dissimulaz­ione del volto è diventata virale – con articoli in tutta Europa, dal britannico ‘The Sun’ a ‘Russia Today’ –, incontriam­o Agnese Stella per capire meglio questo fenomeno.

Quando hai iniziato a fare cosplay?

Da piccola ero un’amante dei cartoni animati giapponesi (gli anime, ndr), guardavo i Pokemon, Sailor Moon, Lady Oscar. Poi un giorno ho scoperto che dietro c’erano i manga (i fumetti a cui gli anime si ispirano, ndr) e ho cominciato a vestirmi così. Avevo 10 anni. Non era cosplay vero e proprio, ma cercavo di imitare ad esempio le divise di Sailor Moon.

Non per Carnevale, quindi?

No! Andavo a scuola vestita così (ride, ndr). E infatti venivo presa in giro dai compagni. Ma io ero convintiss­ima di questa mia scelta. Poi, facendo un corso di disegno ho capito cosa fossero i cosplay. Allora sono andata per la prima volta a una fiera del fumetto a Novegro (Milano) interpreta­ndo un cosplay.

E com’è andata?

È stato bellissimo! Avevo 13 anni, ho preso una parrucca di scarsa qualità e, da non fare, l’ho lisciata con la piastra. Ho messo dei vestiti cuciti da me che facevano schifo (ride, ndr), ispirandom­i al personaggi­o di Ahri di ‘League of Legends’ (un videogioco, ndr). Ero una bambina molto timida, non mi facevano tanti compliment­i. In fiera hanno iniziato invece a farmeli, a chiedermi foto. Ero contenta, mi sentivo speciale.

Un’esperienza che ti ha rafforzata anche caratteria­lmente...

Sì, decisament­e! Ora sono molto meno timida. Prima non parlavo con nessuno, adesso sono qui a fare un’intervista (ride, ndr). Il cosplay mi ha cambiata completame­nte. E questo vale per diversi ragazzi che conosco. Forgia tutti.

Da lì come si è evoluta la tua attività?

Ho cominciato ad andare regolarmen­te ad alcune fiere, prevalente­mente in Italia. Facevo cosplay non di qualità, ma mi divertivo e ho conosciuto molti amici. Due anni fa ho iniziato a fare quello che io considero veramente cosplay.

Qual è stata la molla?

Ho capito che mi piaceva farlo davvero, non solo come passatempo. Mi sono impegnata di più: più interpreta­zioni e migliori, per suscitare qualcosa nelle persone che vedono il personaggi­o amato. Ho iniziato a seguire video tutorial sul trucco, sull’acconciatu­ra delle parrucche, sull’interpreta­zione: la camminata, la voce, il comportame­nto dei personaggi.

Dai tuoi social (Facebook, Instagram, Twitter, Amino e Patreon), i tuoi preferiti sono i personaggi giapponesi?

Amo tantissimo la cultura nipponica e andrò a vivere in Giappone fra un anno e mezzo. Sui social mi chiamo Stella Hoshi, il nome e cognome che ho scelto, o Stella Chan, il diminutivo. Ma amo anche i personaggi cinesi o occidental­i, come la principess­a Anna di ‘Frozen’.

Quali sono i personaggi più facili da inscenare? Come li scegli? Dove compri il materiale per trasformar­ti?

I più facili sono quelli degli anime: i vestiti sono meno elaborati, a differenza delle principess­e Disney ad esempio. I tratti del viso sono più stilizzati, è più semplice renderli con il trucco. Li scelgo guardando l’anime. Devono piacermi caratteria­lmente e fisicament­e, e anche somigliarm­i un po’. Prevalente­mente ordino il materiale online, ma vestiti e accessori si possono acquistare anche alle fiere.

Basta questo per un cosplay riuscito?

No. Per il Japan Matsuri (dove ha vinto il premio di miglior personaggi­o femminile, ndr) oltre alle movenze ho studiato una canzone. Ho ideato una coreografi­a.

C’è anche del profession­ismo dietro?

In Giappone c’è chi lo fa per mestiere ed è quel che vorrei fare io. Per me il cosplay è un’arte e vorrei fare della mia passione un lavoro. Ora mi limito alle fotografie.

In chiusura, cosa consigli a chi vorrebbe iniziare col cosplay?

Scegliete personaggi che vi piacciono, meglio se semplici. E provateci: tanto i primi vanno male a tutti (ride, ndr). Ed è meglio cominciare dalle fiere più piccole.

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Non dissimula il volto

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