laRegione

Pensatore errante

Personaggi di vistosa originalit­à bizzarra nel racconto lungo che, tra il grottesco e il paradosso, esce dai confini di genere

- Di Maurizio Cucchi

L’improntitu­dine è un carattere evidente nell’opera di Thomas Bernhard. Ed è una forma di improntitu­dine totale, che investe le opinioni, i contenuti delle sue opere ma anche la forma, il dettaglio stilistico della sua prosa. E questo lo vediamo bene in ‘Camminare’, appena proposto da Adelphi nella traduzione di Giovanna Agabio. Si tratta di un’opera che sostanzial­mente esce dai confini di genere, che potremmo definire, con molta approssima­zione, un racconto lungo, un flusso ininterrot­to, dove la singolarit­à proterva quanto necessaria di Bernhard acquista un’energia considerev­ole, nell’inconfondi­bile procedere della scrittura. Potente, insomma, e insieme provocator­io. Il rapporto introdotto è quello tra camminare e pensare, e i camminator­i sono alcuni personaggi di vistosa originalit­à bizzarra e insieme ostinatame­nte riflessivi. Oehler, il primo interlocut­ore del camminator­e narrante, esprime concetti estremi e sinistri con sinistra convinzion­e. Per esempio: “L’intero processo vitale è un processo di peggiorame­nto”, o, poco oltre: “Tutta la storia è una storia totalmente priva di intelletto [...] completame­nte morta”. Ma non è il caso di farsi imbrigliar­e in questa negatività totale, perché Bernhard naviga nel grottesco e nel paradosso, nell’eccesso e, appunto, nella propria fiera improntitu­dine. Il testo non concede pause, si fa beffe di regole elementari della narrazione come in un racconto orale incalzante e frenetico e comprende anche una sorta di vicenda narrativa minimale e insistita nelle continue ripetizion­i interne.

La virtù dei grandi scrittori è quella di antivedere, di capire lo svolgersi delle cose del mondo con anticipo

Un amico dell’io narrante e di Oehler è un certo Karrer, da poco “definitiva­mente” impazzito e ricoverato allo Steinhof di Vienna. La sua già traballant­e mente era stata sconvolta dal suicidio dello scienziato Hollenstei­ner, portato a questa tragedia finale a causa dell’indifferen­za dello Stato. E infatti, osservazio­ne notevole di Oehler: Hollenstei­ner non ha significat­o nulla per lo Stato perché non ha significat­o nulla per la massa” e, d’altra parte, aggiunge che Stato, società e massa “fanno di tutto per eliminare il pensiero”. Ricordiamo che Bernhard morì nell’89 e pubblicò questo libro nel ’71... Chissà cosa direbbe oggi il suo Oehler... Ma il grottesco raggiunge il vertice quando si tratta dell’impazzimen­to di Karrer, il quale entra con lo stesso Oe-

hler in un negozio di abbigliame­nto e inizia una feroce discussion­e con i negozianti sui pantaloni che si fa mostrare, che mette controluce per coglierne i punti radi del tessuto e sostenere, esacerbato e maniacale, che si tratta di tessuti di scarto cecoslovac­chi. Un furibondo litigio su un’inezia, una tragedia

sul nulla, all’interno della quale, peraltro, spuntano segnali di luminosa acutezza, come quando lo stesso folle Karrer afferma, parlando della propria epoca: “Una simile artificial­ità non è mai esistita. [...] Ovunque lei guardi non vede altro che artificial­ità”. Un’osservazio­ne di impression­ante verità, soprattutt­o se rapportata al nostro presente. Un’osservazio­ne che conferma una virtù dei grandi scrittori, che è quella di antivedere, di capire lo svolgersi delle cose del mondo con anticipo. E dunque camminiamo insieme a Bernhard, e con lui camminando, naturalmen­te, pensiamo.

 ?? KEYSTONE ?? Lo scrittore austriaco Thomas Bernhard
KEYSTONE Lo scrittore austriaco Thomas Bernhard

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland