Otto Morach in Ticino
È presumibile che Otto Morach (18871973) e Ignaz Epper (1892-1969) si conoscessero bene: tra il 1918 e il ’19, quand’erano ormai sui trent’anni, essi vissero in affitto per periodi più o meno lunghi nell’edificio dell’Atelier comunale nel quartiere industriale di Letten. Non è noto se, allora, tra gli artisti vi fosse stata una reale frequentazione; certo è che a monte delle loro opere c’era qualcosa di profondo che li accomunava, una stessa sensibilità che li portava poi ad indagare soggetti, temi e soluzioni stilistiche dentro cui è possibile cogliere fili di contiguità, perfino evidenti affinità. Non è per caso che, proprio in quel giro d’anni, essi adottano nelle loro opere i linguaggi della rottura e della discontinuità, rompendo quindi con la rappresentazione ordinata delle forme e dello spazio, scardinando l’impianto prospettico, utilizzando in funzione espressiva tanto il segno quanto il colore. Sono gli anni gravidi di tensioni politiche e di conflitti internazionali gravitanti sulla Prima guerra mondiale e sfociati poi in Svizzera nel primo grande sciopero generale del 1918, ma le cui conseguenze drammatiche continuano a farsi sentire fin dentro gli anni Venti. Essi sentono che non possono più dipingere o disegnare, incidere lastre o tavole di legno, se non dando forma a questo loro sentimento di un’umanità travagliata e di un mondo incupito. E allora è impressionante vedere in mostra come Otto Morach faccia deflagrare il bel mondo delle sue prime nature morte per lasciar spazio a una disintegrazione delle forme e dello spazio di ascendenza postcubista; lo stesso dicasi per Epper, che si attiene però dentro i confini di una distorsione palesemente espressionistica. Non meno sorprendente è constatare la loro affinità nella scelta di temi o soggetti della alienazione socio-industriale: le fabbriche, i viadotti, le infilate di caseggiati urbani, le ferrovie... da contrapporre a una natura primitiva e incontaminata, a volte anche misteriosa e incantata. In questo senso gioca un suo ruolo anche il Cantone Ticino: la mostra intende infatti anche evidenziare l’incidenza del paesaggio ticinese nell’opera di Morach che ha più volte soggiornato ad Ascona, anche se poi, nel quadro complessivo, l’attenzione della mostra indaga la sorprendente affinità di contenuto e di stile nelle prime creazioni di Morach e Ignaz Epper. ‘Otto Morach in Ticino’, al Museo Epper di Ascona fino al 24 giugno.