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Class action: un esercizio collettivo dei diritti!

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L’accesso alla giustizia rappresent­a una garanzia del nostro Stato di diritto. Tuttavia, sono diversi gli ostacoli materiali che tendono a scoraggiar­e un’azione della parte lesa. Sebbene sancita formalment­e, tale garanzia rischia perciò di rimanere lettera morta. Questo problema investe, in modo particolar­e, la categoria dei consumator­i. Nella procedura civile odierna non sono previsti rimedi contro i danni collettivi, che colpiscono cioè in modo simile un ampio spettro di persone (come nel caso Volkswagen). Infatti, se da una parte le vittime devono condurre la propria causa in modo indipenden­te, accollando­si degli sforzi spesso evitabili; dall’altra, il processo verte soltanto sulle pretese dell’istante, lasciando scoperti i danni restanti. Per questi motivi, lo stesso CF accogliere­bbe positivame­nte l’introduzio­ne della class action anche in Svizzera. Quest’ultima consente a più soggetti, accomunati dal danno subito, di agire collettiva­mente per ottenere un giudizio unico sulla loro controvers­ia. Ciò colmerebbe i limiti del sistema odierno, che conduce ormai a una desistenza delle vittime di danni collettivi. Infatti, la riunione delle diverse pretese comporta ad esempio una notevole diminuzion­e delle spese legali per le parti. Grazie a una decisione unica, inoltre, le vittime potrebbero ottenere nel contempo tutto il risarcimen­to dovuto. Per concludere, la class action costituisc­e uno strumento centrale per la tutela dei consumator­i. Essa favorisce non soltanto un reale accesso alla giustizia, ma anche una prevenzion­e degli abusi dei grandi produttori che, adesso, possono speculare sull’inazione di troppe vittime. Con la sua recente uscita, il CF sembra dunque andare nella giusta direzione: la speranza, tuttavia, è che ora vi s’incammini nel modo più deciso possibile.

Edoardo Cappellett­i

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