Un boato allontana le ansie
Nella Valle del Carcale franano altri 2’500 metri cubi di roccia. Potrebbero essere gli ultimi
Prevista oggi nella zona montana di Gordola una scansione radar per verificare ulteriori movimenti. Il geologo: ‘Nessuno è mai stato realmente in pericolo, ma tutto l’evento è stato gestito con grande attenzione’.
Altri 2’500 metri cubi di materiale sono franati domenica all’alba nell’alveo del riale Carcale, in territorio di Gordola, dove da qualche settimana un fronte instabile stava tenendo all’erta l’autorità comunale con il suo team di specialisti. Lo ha comunicato il capodicastero Ambiente Lorenzo Manfredi notando che l’evento “non ha creato nessun danno né conseguenze per il deflusso del riale Carcale” e che l’evento stesso “va interpretato in maniera positiva: gran parte del materiale che era in movimento è sceso e non dovrebbero più esserci ulteriori stacchi”. Comunque, nella giornata di oggi è prevista una scansione radar della zona “per verificare se vi sono ulteriori movimenti in atto”. A Franco Della Torre, geologo dello Studio Ammann di Losone, incaricato dal Comune di osservare l’evolversi della situazione e di gestirla, la ‘Regione’ ha chiesto un aggiornamento della situazione. «Domenica mattina c’è dunque stato questo ulteriore crollo di materiale che era da tutti atteso. Parliamo di circa 2’500 metri cubi di materiale che ora sono lì depositati ai piedi della scarpata, nell’alveo del riale. Ora per circa 24 ore lasceremo che la situazione si stabilizzi». Intanto, prosegue Della Torre, «i punti di misurazione che ci sono attorno alla zona del dissesto – sul lato destro, a monte sulla baracca pericolante e sul lato sinistro – sono assolutamente fermi. Dunque la zona del dissesto sembra circoscritta e pare non vi sia più alcun movimento del versante».
Nuovi punti di misurazione
Comunque, come rilevato anche da Manfredi, nei prossimi giorni bisognerà reinstallare dei punti di misurazione sulla placconata rocciosa rimasta libera dalla frana e ripristinare la rete di misurazione geodetica in continuo (quella con il teodolite automatico), in modo da poter riaprire – almeno in alcune fasce orarie – la strada sottostante (via Cecchino) e parzialmente anche quella soprastante (il tornante di via Montecucco). Il geologo rileva infine che «vanno sottolineati due aspetti: il primo riguarda la gestione dell’evento nel suo insieme, che è stata molto attenta da parte del Comune e della squadra istituita per l’occasione; il secondo è che nessuna persona si è mai trovata realmente in pericolo». Manfredi ha aggiunto infine che “con l’ultimo crollo il pericolo non è terminato, quindi popolazione e curiosi sono sempre invitati a rispettare la segnaletica e i divieti di accesso”.