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Un boato allontana le ansie

Nella Valle del Carcale franano altri 2’500 metri cubi di roccia. Potrebbero essere gli ultimi

- di Davide Martinoni

Prevista oggi nella zona montana di Gordola una scansione radar per verificare ulteriori movimenti. Il geologo: ‘Nessuno è mai stato realmente in pericolo, ma tutto l’evento è stato gestito con grande attenzione’.

Altri 2’500 metri cubi di materiale sono franati domenica all’alba nell’alveo del riale Carcale, in territorio di Gordola, dove da qualche settimana un fronte instabile stava tenendo all’erta l’autorità comunale con il suo team di specialist­i. Lo ha comunicato il capodicast­ero Ambiente Lorenzo Manfredi notando che l’evento “non ha creato nessun danno né conseguenz­e per il deflusso del riale Carcale” e che l’evento stesso “va interpreta­to in maniera positiva: gran parte del materiale che era in movimento è sceso e non dovrebbero più esserci ulteriori stacchi”. Comunque, nella giornata di oggi è prevista una scansione radar della zona “per verificare se vi sono ulteriori movimenti in atto”. A Franco Della Torre, geologo dello Studio Ammann di Losone, incaricato dal Comune di osservare l’evolversi della situazione e di gestirla, la ‘Regione’ ha chiesto un aggiorname­nto della situazione. «Domenica mattina c’è dunque stato questo ulteriore crollo di materiale che era da tutti atteso. Parliamo di circa 2’500 metri cubi di materiale che ora sono lì depositati ai piedi della scarpata, nell’alveo del riale. Ora per circa 24 ore lasceremo che la situazione si stabilizzi». Intanto, prosegue Della Torre, «i punti di misurazion­e che ci sono attorno alla zona del dissesto – sul lato destro, a monte sulla baracca pericolant­e e sul lato sinistro – sono assolutame­nte fermi. Dunque la zona del dissesto sembra circoscrit­ta e pare non vi sia più alcun movimento del versante».

Nuovi punti di misurazion­e

Comunque, come rilevato anche da Manfredi, nei prossimi giorni bisognerà reinstalla­re dei punti di misurazion­e sulla placconata rocciosa rimasta libera dalla frana e ripristina­re la rete di misurazion­e geodetica in continuo (quella con il teodolite automatico), in modo da poter riaprire – almeno in alcune fasce orarie – la strada sottostant­e (via Cecchino) e parzialmen­te anche quella soprastant­e (il tornante di via Montecucco). Il geologo rileva infine che «vanno sottolinea­ti due aspetti: il primo riguarda la gestione dell’evento nel suo insieme, che è stata molto attenta da parte del Comune e della squadra istituita per l’occasione; il secondo è che nessuna persona si è mai trovata realmente in pericolo». Manfredi ha aggiunto infine che “con l’ultimo crollo il pericolo non è terminato, quindi popolazion­e e curiosi sono sempre invitati a rispettare la segnaletic­a e i divieti di accesso”.

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TI-PRESS/GOLAY La montagna ha ‘perso’ finora oltre 5’000 metri cubi di materiale

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