laRegione

Tra moneta e debito

L’iniziativa per soldi a prova di crisi: svolta risolutiva o esperiment­o dagli esiti sconosciut­i?

- di Sergio Morandi* di Giovanni Merlini*

Chi crea il nostro denaro? Una domanda all’apparenza banale ma che nasconde molte sorprese. La grande maggioranz­a dei cittadini è convinta che siano la Confederaz­ione o la Banca nazionale. Il motivo è comprensib­ile perché la Costituzio­ne sancisce che il settore monetario compete alla sola Confederaz­ione e di riflesso alla Banca nazionale svizzera (Bns) che fu creata col compito di gestire la politica monetaria del Paese. Purtroppo però la risposta è errata perché la Confederaz­ione oggi emette solo l’1% del denaro tramite il conio delle monete metalliche che mette in circolazio­ne esente da debito, la Bns ne crea un altro 9% circa tramite le banconote. Il restante 90% lo creano le banche dal nulla tramite la cosiddetta moneta scrittural­e, un surrogato dei franchi svizzeri, anche se è loro permesso di chiamarlo come tali. Le banche private creano denaro tramite la concession­e di crediti e investimen­ti per conto proprio, anche se non possono farlo per aumentare il capitale proprio. Questo denaro scrittural­e è presente in tutti i nostri conti bancari, ma non essendo franchi svizzeri esso può andare in fumo in caso di fallimento di un istituto bancario. Sembra uno scenario da film horror ma è il modo in cui funziona il nostro sistema monetario e non solo in Svizzera, ma in quasi tutto il resto del mondo. È legittimo a questo punto chiederci come sia possibile che una tale situazione si sia potuta produrre senza che vi sia stata una decisione democratic­a in tal senso oppure che le nostre autorità non lo abbiano impedito. Questo è uno dei principali motivi per cui è nata l’iniziativa ‘Moneta Intera’ il cui primo dettato è che tutto il denaro, compreso quello scrittural­e, sia emesso dalla Bns. Ciò corrispond­e al desiderio della maggioranz­a dei cittadini svizzeri, come confermato dal recente sondaggio di Srg/Ssr, che conferma anche una relativa maggioranz­a a favore di Moneta Intera in Ticino e nella Svizzera romanda. Come è possibile che il denaro sui nostri conti, che abbiamo guadagnato con lavoro e fatica, non sia sicuro in caso di fallimento della banca? Sempliceme­nte per un artifizio contabile che include i depositi nei bilanci delle banche e quindi li rende aggredibil­i da parte dei creditori in caso di insolvenza. La soluzione proposta da Moneta Intera è tanto semplice quanto efficace: porre tutti i conti correnti fuori dai bilanci in modo tale che, come avviene già oggi per i depositi titoli, tutto il nostro denaro sia salvo in caso di crisi finanziari­a. Ci viene detto che i nostri conti sono garantiti fino a 100mila franchi. Di per sé questa affermazio­ne è strabilian­te soprattutt­o per chi ha molti più soldi in banca. Ma lo è anche per chi ne ha meno e in particolar­e per tutti coloro che detengono più di 1’400 franchi. Infatti, il fondo di garanzia Esisuisse ammonta a soli 6 miliardi mentre la totalità dei depositi, che ammontano singolarme­nte a 100mila franchi, è complessiv­amente 440 miliardi! Gli altri motivi per cui la maggioranz­a dei cittadini dovrebbe votare Sì all’iniziativa Moneta Intera sono: L’utile derivante dalla creazione del denaro è distribuit­o alla collettivi­tà consentend­o sgravi fiscali e/o aumenti delle deduzioni. È stato stimato che ogni singolo cittadino di qualunque età potrà disporre di un maggiore potere d’acquisto pari a circa 4mila franchi l’anno per i prossimi 15 anni, di seguito circa 500-1’000 franchi annualment­e. La Bns però non sarà al servizio della politica, poiché con Moneta Intera si realizzerà una netta separazion­e tra potere monetario e quello politico: pertanto con Moneta Intera la Bns deciderà in base alle proprie competenze la quantità di denaro da emettere mentre il parlamento ne deciderà la destinazio­ne. Si ridurrà in maniera marcata l’ampiezza delle crisi finanziari­e contribuen­do alla stabilità del sistema bancario ed economico e rendendo la Svizzera ancora più attraente di quanto non lo sia oggi. Le monete alternativ­e potranno circolare liberament­e ma non sarà possibile chiamarle franchi svizzeri. Inoltre il denaro contante e le banconote in particolar­e dovranno poter sempre liberament­e circolare senza limitazion­i di sorta. Moneta Intera fornisce al resto del mondo una soluzione efficace al problema della crescita inarrestab­ile del debito che porta con sé danni enormi alle popolazion­i. In conclusion­e Moneta Intera non è la panacea del mondo ma comporta significat­ivi vantaggi per l’economia e per la società e apre la strada affinché altre importanti e incisive riforme possano essere realizzate per lasciare alle future generazion­i un mondo migliore.

*) Membro del Consiglio scientific­o che ha proposto l’inizitiva ‘Moneta Intera’

Conti correnti più protetti? Si tratta di un esperiment­o rischioso al quale la Svizzera, unico Paese al mondo, si sottoporre­bbe temerariam­ente. Perché mai dovremmo compromett­ere la stabilità del nostro sistema finanziari­o e monetario? E perché mai dovremmo mettere a repentagli­o l’indipenden­za della nostra Banca nazionale (Bns) e la stabilità del franco svizzero, prestandoc­i docilmente a far da cavia? Ai promotori disturba il ‘privilegio’ di cui godono le banche commercial­i nell’emettere moneta cosiddetta scrittural­e attraverso la concession­e ai privati di crediti ipotecari o commercial­i, con contempora­neo accredito sui loro depositi a vista. Ma non si tratta di un privilegio: è un servizio essenziale per l’economia e comporta anche dei rischi per le banche. Esse conoscono però le esigenze del territorio e la solvibilit­à dei loro clienti meglio della Bns e possono quindi valutare con migliore conoscenza di causa i rischi legati a un investimen­to. Fosse unicamente la Bns ad emettere moneta scrittural­e, oltre a quella contante, il sistema si inceppereb­be. Obbligare poi la Bns a stampare banconote per trasferirl­e “non gravate da debito” direttamen­te agli enti pubblici (Confederaz­ione, Cantone e Comuni) oppure ai cittadini, senza alcuna contropart­ita, sarebbe pericoloso. Una volta elargita, questa marea di denaro non potrebbe più essere ritirata dalla circolazio­ne se la Bns intendesse far fonte a un eccesso di domanda di beni. L’inflazione non potrebbe quindi più essere prevenuta con gli attuali strumenti di politica monetaria, di cui dispone la Bns. Non basta: anche l’attuale modello d’affari delle banche risultereb­be stravolto. I conti correnti andrebbero gestiti fuori bilancio e garantiti con i corrispond­enti depositi presso la Bns: non sarebbero dunque più disponibil­i come fonte di finanziame­nto dei crediti richiesti da privati e imprese per i loro investimen­ti. Ma solo i conti correnti sarebbero al sicuro, non rientrando nella massa fallimenta­re. Gli altri conti invece, come quelli di risparmio con opzione e i conti a termine, resterebbe­ro esposti ai rischi di liquidità e insolvenza. La netta separazion­e voluta dall’iniziativa tra sistema monetario e sistema creditizio costringer­ebbe le banche commercial­i a concedere crediti unicamente attingendo al denaro messo a disposizio­ne dai risparmiat­ori, dalle altre banche o dalla Bns. Il che diventereb­be più oneroso e complicato. Le banche, non potendo più far lavorare il denaro depositato sui conti correnti, dovrebbero compensare le perdite accollando ai clienti nuovi oneri finanziari per il traffico dei pagamenti. Le commission­i aumentereb­bero, così come gli interessi richiesti per la remunerazi­one dei crediti concessi, visti i maggiori costi di rifinanzia­mento delle banche. Il rischio di una stretta creditizia sarebbe quindi probabile se non certo, con tutte le conseguenz­e indesidera­bili sul livello degli investimen­ti e quindi sull’andamento dell’occupazion­e. È proprio a causa di questo rischio macroecono­mico che l’iniziativa è combattuta con pari convinzion­e da sindacati, organizzaz­ioni economiche e tutti i partiti: al Consiglio nazionale l’iniziativa è stata affossata con 169 voti contrari, solo 9 favorevoli e 12 astensioni, e al Consiglio degli Stati con 42 voti contrari e un’astensione. Se la Bns, il cui compito principale oggi consiste nel garantire la stabilità dei prezzi, dovesse mettere in circolazio­ne nuovo denaro non gravato da debito – come chiede l’iniziativa – non lo farebbe più in cambio di prestiti alle banche o di valori patrimonia­li come oro, divise e titoli, bensì gratuitame­nte. Approvvigi­onerebbe direttamen­te di moneta gli enti pubblici e i cittadini per finanziare infrastrut­ture, assicurazi­oni sociali e riduzioni di imposta. Si tratterebb­e di decine e decine di miliardi di franchi, creati dal nulla, per finanziare la spesa pubblica, ciò che la legge vieta alla Bns. Essa diventereb­be ostaggio delle velleità finanziari­e degli enti pubblici che la metterebbe­ro sotto pressione, ai danni della sua indipenden­za che è una precondizi­one affinché essa possa continuare ad agire nell’interesse della stabilità monetaria. Oggi la Bns distribuis­ce sì una parte dei suoi utili a Confederaz­ione e Cantoni (1,7 miliardi di franchi nel 2017 e 2 miliardi nel 2018), ma si tratta degli utili conseguiti dai suoi investimen­ti finanziari. Quanto alla paventata corsa agli sportelli nel caso di un crollo di fiducia verso uno o più istituti bancari e al rischio di crisi finanziari­e (come quella scoppiata nel 2007-2008): in Svizzera non vi sono mai state corse agli sportelli, grazie alla stabilità del nostro sistema finanziari­o che ci invidiano tutti. Un simile rischio dovrebbe essere ancora più ridotto in futuro, viste le prescrizio­ni restrittiv­e adottate nel frattempo in materia di fondi propri e liquidità delle banche. I conti correnti sono garantiti fino a 100mila franchi per cliente e per banca. L’ultimo dissesto finanziari­o di un banca svizzera risale al 1991, con il fallimento della Cassa di risparmio di Thun, quando non esistevano ancora tutte le restrizion­i legali e le direttive della Finma, che limitano la possibilit­à delle banche di creare denaro scrittural­e dal nulla, mediante la concession­e di crediti. L’ultima crisi finanziari­a planetaria (a partire dai ‘subprime’) è scoppiata nel 2008 e trae origine da una sconsidera­ta sottovalut­azione dei rischi da parte di molte banche americane nella concession­e di mutui per la casa a famiglie poco solvibili. Neppure un regime a moneta intera avrebbe potuto impedirla, giacché un’errata valutazion­e dei rischi è possibile anche – e probabilme­nte lo è ancora di più – laddove fosse la banca centrale a decidere indirettam­ente sulla richiesta di credito di una famiglia o di una piccola o media impresa, di cui conoscereb­be meno bene la situazione rispetto a una banca locale. Teniamoci stretta la nostra stabilità. Non scherziamo con la moneta e votiamo quindi No.

*) Consiglier­e nazionale Plr e membro del Comitato cantonale contrario

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