Tra moneta e debito
L’iniziativa per soldi a prova di crisi: svolta risolutiva o esperimento dagli esiti sconosciuti?
Chi crea il nostro denaro? Una domanda all’apparenza banale ma che nasconde molte sorprese. La grande maggioranza dei cittadini è convinta che siano la Confederazione o la Banca nazionale. Il motivo è comprensibile perché la Costituzione sancisce che il settore monetario compete alla sola Confederazione e di riflesso alla Banca nazionale svizzera (Bns) che fu creata col compito di gestire la politica monetaria del Paese. Purtroppo però la risposta è errata perché la Confederazione oggi emette solo l’1% del denaro tramite il conio delle monete metalliche che mette in circolazione esente da debito, la Bns ne crea un altro 9% circa tramite le banconote. Il restante 90% lo creano le banche dal nulla tramite la cosiddetta moneta scritturale, un surrogato dei franchi svizzeri, anche se è loro permesso di chiamarlo come tali. Le banche private creano denaro tramite la concessione di crediti e investimenti per conto proprio, anche se non possono farlo per aumentare il capitale proprio. Questo denaro scritturale è presente in tutti i nostri conti bancari, ma non essendo franchi svizzeri esso può andare in fumo in caso di fallimento di un istituto bancario. Sembra uno scenario da film horror ma è il modo in cui funziona il nostro sistema monetario e non solo in Svizzera, ma in quasi tutto il resto del mondo. È legittimo a questo punto chiederci come sia possibile che una tale situazione si sia potuta produrre senza che vi sia stata una decisione democratica in tal senso oppure che le nostre autorità non lo abbiano impedito. Questo è uno dei principali motivi per cui è nata l’iniziativa ‘Moneta Intera’ il cui primo dettato è che tutto il denaro, compreso quello scritturale, sia emesso dalla Bns. Ciò corrisponde al desiderio della maggioranza dei cittadini svizzeri, come confermato dal recente sondaggio di Srg/Ssr, che conferma anche una relativa maggioranza a favore di Moneta Intera in Ticino e nella Svizzera romanda. Come è possibile che il denaro sui nostri conti, che abbiamo guadagnato con lavoro e fatica, non sia sicuro in caso di fallimento della banca? Semplicemente per un artifizio contabile che include i depositi nei bilanci delle banche e quindi li rende aggredibili da parte dei creditori in caso di insolvenza. La soluzione proposta da Moneta Intera è tanto semplice quanto efficace: porre tutti i conti correnti fuori dai bilanci in modo tale che, come avviene già oggi per i depositi titoli, tutto il nostro denaro sia salvo in caso di crisi finanziaria. Ci viene detto che i nostri conti sono garantiti fino a 100mila franchi. Di per sé questa affermazione è strabiliante soprattutto per chi ha molti più soldi in banca. Ma lo è anche per chi ne ha meno e in particolare per tutti coloro che detengono più di 1’400 franchi. Infatti, il fondo di garanzia Esisuisse ammonta a soli 6 miliardi mentre la totalità dei depositi, che ammontano singolarmente a 100mila franchi, è complessivamente 440 miliardi! Gli altri motivi per cui la maggioranza dei cittadini dovrebbe votare Sì all’iniziativa Moneta Intera sono: L’utile derivante dalla creazione del denaro è distribuito alla collettività consentendo sgravi fiscali e/o aumenti delle deduzioni. È stato stimato che ogni singolo cittadino di qualunque età potrà disporre di un maggiore potere d’acquisto pari a circa 4mila franchi l’anno per i prossimi 15 anni, di seguito circa 500-1’000 franchi annualmente. La Bns però non sarà al servizio della politica, poiché con Moneta Intera si realizzerà una netta separazione tra potere monetario e quello politico: pertanto con Moneta Intera la Bns deciderà in base alle proprie competenze la quantità di denaro da emettere mentre il parlamento ne deciderà la destinazione. Si ridurrà in maniera marcata l’ampiezza delle crisi finanziarie contribuendo alla stabilità del sistema bancario ed economico e rendendo la Svizzera ancora più attraente di quanto non lo sia oggi. Le monete alternative potranno circolare liberamente ma non sarà possibile chiamarle franchi svizzeri. Inoltre il denaro contante e le banconote in particolare dovranno poter sempre liberamente circolare senza limitazioni di sorta. Moneta Intera fornisce al resto del mondo una soluzione efficace al problema della crescita inarrestabile del debito che porta con sé danni enormi alle popolazioni. In conclusione Moneta Intera non è la panacea del mondo ma comporta significativi vantaggi per l’economia e per la società e apre la strada affinché altre importanti e incisive riforme possano essere realizzate per lasciare alle future generazioni un mondo migliore.
*) Membro del Consiglio scientifico che ha proposto l’inizitiva ‘Moneta Intera’
Conti correnti più protetti? Si tratta di un esperimento rischioso al quale la Svizzera, unico Paese al mondo, si sottoporrebbe temerariamente. Perché mai dovremmo compromettere la stabilità del nostro sistema finanziario e monetario? E perché mai dovremmo mettere a repentaglio l’indipendenza della nostra Banca nazionale (Bns) e la stabilità del franco svizzero, prestandoci docilmente a far da cavia? Ai promotori disturba il ‘privilegio’ di cui godono le banche commerciali nell’emettere moneta cosiddetta scritturale attraverso la concessione ai privati di crediti ipotecari o commerciali, con contemporaneo accredito sui loro depositi a vista. Ma non si tratta di un privilegio: è un servizio essenziale per l’economia e comporta anche dei rischi per le banche. Esse conoscono però le esigenze del territorio e la solvibilità dei loro clienti meglio della Bns e possono quindi valutare con migliore conoscenza di causa i rischi legati a un investimento. Fosse unicamente la Bns ad emettere moneta scritturale, oltre a quella contante, il sistema si incepperebbe. Obbligare poi la Bns a stampare banconote per trasferirle “non gravate da debito” direttamente agli enti pubblici (Confederazione, Cantone e Comuni) oppure ai cittadini, senza alcuna contropartita, sarebbe pericoloso. Una volta elargita, questa marea di denaro non potrebbe più essere ritirata dalla circolazione se la Bns intendesse far fonte a un eccesso di domanda di beni. L’inflazione non potrebbe quindi più essere prevenuta con gli attuali strumenti di politica monetaria, di cui dispone la Bns. Non basta: anche l’attuale modello d’affari delle banche risulterebbe stravolto. I conti correnti andrebbero gestiti fuori bilancio e garantiti con i corrispondenti depositi presso la Bns: non sarebbero dunque più disponibili come fonte di finanziamento dei crediti richiesti da privati e imprese per i loro investimenti. Ma solo i conti correnti sarebbero al sicuro, non rientrando nella massa fallimentare. Gli altri conti invece, come quelli di risparmio con opzione e i conti a termine, resterebbero esposti ai rischi di liquidità e insolvenza. La netta separazione voluta dall’iniziativa tra sistema monetario e sistema creditizio costringerebbe le banche commerciali a concedere crediti unicamente attingendo al denaro messo a disposizione dai risparmiatori, dalle altre banche o dalla Bns. Il che diventerebbe più oneroso e complicato. Le banche, non potendo più far lavorare il denaro depositato sui conti correnti, dovrebbero compensare le perdite accollando ai clienti nuovi oneri finanziari per il traffico dei pagamenti. Le commissioni aumenterebbero, così come gli interessi richiesti per la remunerazione dei crediti concessi, visti i maggiori costi di rifinanziamento delle banche. Il rischio di una stretta creditizia sarebbe quindi probabile se non certo, con tutte le conseguenze indesiderabili sul livello degli investimenti e quindi sull’andamento dell’occupazione. È proprio a causa di questo rischio macroeconomico che l’iniziativa è combattuta con pari convinzione da sindacati, organizzazioni economiche e tutti i partiti: al Consiglio nazionale l’iniziativa è stata affossata con 169 voti contrari, solo 9 favorevoli e 12 astensioni, e al Consiglio degli Stati con 42 voti contrari e un’astensione. Se la Bns, il cui compito principale oggi consiste nel garantire la stabilità dei prezzi, dovesse mettere in circolazione nuovo denaro non gravato da debito – come chiede l’iniziativa – non lo farebbe più in cambio di prestiti alle banche o di valori patrimoniali come oro, divise e titoli, bensì gratuitamente. Approvvigionerebbe direttamente di moneta gli enti pubblici e i cittadini per finanziare infrastrutture, assicurazioni sociali e riduzioni di imposta. Si tratterebbe di decine e decine di miliardi di franchi, creati dal nulla, per finanziare la spesa pubblica, ciò che la legge vieta alla Bns. Essa diventerebbe ostaggio delle velleità finanziarie degli enti pubblici che la metterebbero sotto pressione, ai danni della sua indipendenza che è una precondizione affinché essa possa continuare ad agire nell’interesse della stabilità monetaria. Oggi la Bns distribuisce sì una parte dei suoi utili a Confederazione e Cantoni (1,7 miliardi di franchi nel 2017 e 2 miliardi nel 2018), ma si tratta degli utili conseguiti dai suoi investimenti finanziari. Quanto alla paventata corsa agli sportelli nel caso di un crollo di fiducia verso uno o più istituti bancari e al rischio di crisi finanziarie (come quella scoppiata nel 2007-2008): in Svizzera non vi sono mai state corse agli sportelli, grazie alla stabilità del nostro sistema finanziario che ci invidiano tutti. Un simile rischio dovrebbe essere ancora più ridotto in futuro, viste le prescrizioni restrittive adottate nel frattempo in materia di fondi propri e liquidità delle banche. I conti correnti sono garantiti fino a 100mila franchi per cliente e per banca. L’ultimo dissesto finanziario di un banca svizzera risale al 1991, con il fallimento della Cassa di risparmio di Thun, quando non esistevano ancora tutte le restrizioni legali e le direttive della Finma, che limitano la possibilità delle banche di creare denaro scritturale dal nulla, mediante la concessione di crediti. L’ultima crisi finanziaria planetaria (a partire dai ‘subprime’) è scoppiata nel 2008 e trae origine da una sconsiderata sottovalutazione dei rischi da parte di molte banche americane nella concessione di mutui per la casa a famiglie poco solvibili. Neppure un regime a moneta intera avrebbe potuto impedirla, giacché un’errata valutazione dei rischi è possibile anche – e probabilmente lo è ancora di più – laddove fosse la banca centrale a decidere indirettamente sulla richiesta di credito di una famiglia o di una piccola o media impresa, di cui conoscerebbe meno bene la situazione rispetto a una banca locale. Teniamoci stretta la nostra stabilità. Non scherziamo con la moneta e votiamo quindi No.
*) Consigliere nazionale Plr e membro del Comitato cantonale contrario