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‘Ma i ristorni lasciamoli stare’

Imposte dei frontalier­i e opere di mobilità: il relatore Quadranti sui margini di manovra cantonali

- Di Andrea Manna e Chiara Scapozza

Ieri la firma di Plr e di Ps del rapporto di minoranza sulla mozione Ppd che chiede di vincolare i soldi versati all’Italia Il relatore di minoranza frena: “Questa possibilit­à ipotetica di trattativa diretta” con la vicina Repubblica “è una questione comunque distinta da quella della mozione, che parte dal presuppost­o, non dimostrato, che l’Italia non stia rispettand­o l’accordo del 1974”. È quanto sostiene, nero su bianco, il deputato del Plr Matteo Quadranti nel rapporto con cui invita il plenum del Gran Consiglio – il dossier è nell’agenda della seduta che si aprirà lunedì prossimo – a ritenere “evasa” la proposta dei popolari democratic­i Maurizio Agustoni e Giorgio Fonio di sollecitar­e il Consiglio di Stato ad avviare trattative con l’Italia perché impieghi i ristorni provenient­i dalla tassazione dei frontalier­i “anche” per il finanziame­nto di infrastrut­ture a favore della mobilità transfront­aliera, come ‘Park & Rail’ e ‘Park & Ride’. “Evasa”, considerat­o fra l’altro anche il nuovo testo sulla fiscalità dei frontalier­i per ora soltanto parafato. La maggioranz­a della Commission­e della gestione si è già schierata con l’atto parlamenta­re di Fonio e Agustoni, sottoscriv­endo martedì 15 il rapporto di Fiorenzo Dadò (Ppd). Ieri è stato il turno della minoranza, con i commissari liberali radicali e socialisti che hanno firmato il documento stilato da Quadranti. Documento che rispetto alla bozza della scorsa settimana contiene una serie di consideraz­ioni del relatore sulla recente risposta del Consiglio federale al deputato al Nazionale Marco Romano (vedi l’edizione del 18 maggio): i Cantoni, scrive il governo, hanno “la facoltà, a condizioni rigorose, di concludere con l’estero trattati nei settori di loro competenza” e fra questi rientra il “finanziame­nto delle infrastrut­ture transfront­aliere”. Quadranti smorza però l’entusiasmo di coloro che appoggiano la mozione Agustoni/Fonio.

A rischio effetto domino

Mozione che, annota il relatore di minoranza, “parte dal presuppost­o, non dimostrato, che l’Italia non stia rispettand­o l’accordo del 1974 (quello sull’imposizion­e dei lavoratori frontalier­i e la compensazi­one finanziari­a ai Comuni italiani di confine, ndr) e che quindi bisogna imporgliel­o”. Quadranti ricorda che tale accordo “è legato a quello sul divieto di doppia imposizion­e tra Svizzera e Italia e quindi di interesse nazionale e di competenza della Confederaz­ione, non essendo il tema fiscale paragonabi­le a dei Park & Rail locali”. «Il Cantone non ha la competenza per trattare in materia fiscale – dichiara Quadranti alla ‘Regione’ –. Non si può quindi pretendere che i ristorni vengano usati in un determinat­o modo. Semmai occorre ripartire da zero con le trattative, allo scopo di sottoscri- vere un nuovo accordo transfront­aliero sulle opere per la mobilità, come quello sugli inerti firmato da Claudio Zali nel 2015». Sulla necessità di un nuovo accordo che vincoli le regioni di confine potrebbe essere convinto anche Quadranti. «Sì, ma non dev’essere in alcun modo legato ai ristorni. Sarebbe una cosa diversa». Anche per una questione di opportunit­à strategica. «Un accordo è un contratto – fa inoltre notare il deputato del Plr –. Mi pare azzardato pretendere che il partner si metta al tavolo delle trattative se inizio col dire che non sta rispettand­o l’accordo del 1974, quando in realtà il presuppost­o su cui si basa questo giudizio è scorretto. Dare dell’inadempien­te a qualcuno non mi sembra diplomatic­amente la mossa migliore». Ciò che potrebbe suscitare reazioni “con ripercussi­oni negative” per rapporto ad altri accordi esistenti (o in fase di rinnovo) fra i due Stati o fra Cantone Ticino e Regione Lombardia. Quello riguardant­e lo smaltiment­o degli inerti ticinesi in Italia potrebbe essere un esempio. Con il rischio che “se dovesse passare l’idea di Zali di bloccare i ristorni delle imposte dei frontalier­i probabilme­nte ci ritroverem­mo nella situazione disastrosa di tenerci i ristorni ma con essi anche tutti gli inerti e le scorie che non sapremmo dove mettere. Questo – scrive Quadranti – è solo uno dei possibili esempi per dire che un conto è fare la voce grossa a scopi elettorali e un altro è trovare o tentare di trovare le soluzioni ponderate con un fine lavoro di tessitura di consensi”.

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La parola al plenum nella sessione che inizia lunedì prossimo

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