laRegione

Salari verso il ‘lodo’ De Rosa

Possibile maggioranz­a in Gestione sulla proposta del presidente. Il tetto minimo deve far stato?

- Di Aldo Bertagni

Probabile adesione di Ppd, Plr e Lega sulla forbice 19/19.50 franchi all’ora, via di mezzo fra quanto presenta il governo e rivendican­o i socialisti

Tre proposte sul tavolo, dopo tre anni dal voto popolare. Il salario minimo ticinese, divenuto realtà grazie all’iniziativa popolare promossa dai Verdi e approvata dal popolo, entro la fine dell’anno (in giugno o settembre) riceverà il nullaosta del parlamento. Poi, molto probabilme­nte, ci sarà una coda referendar­ia perché se sul principio si dicono tutti d’accordo, i nodi si formano sul ‘quantum’, sulla quota oraria. Il tema ha riacceso ieri la Gestione del Gran Consiglio dove si trovano, appunto, le tre proposte. C’è quella del governo che suggerisce una forbice fra i 18.75 e i 19.25 franchi all’ora (per ipotetiche 40 ore settimanal­i), quella del Ps che non immagina un minimo sotto i 20 franchi orari e la terza proposta, presentata da Raffaele De Rosa, presidente della commission­e: fra i 19 e i 19.50 franchi. Stando a quanto dibattuto anche ieri, si direbbe prevalga una maggioranz­a sul progetto De Rosa. Si direbbe perché l’unica cosa certa, al momento, è il ritorno del tema nei gruppi parlamenta­ri (stasera si riuniranno quelli popolare democratic­o e leghista). «Questa mattina [ieri, ndr] si è deciso che si torna nei gruppi, anche perché abbiamo concluso audizioni e approfondi­menti. Si tratterà di scegliere fra tre varianti» ci dice De Rosa. Che aggiunge: «La mia proposta è stata fatta a titolo personale giusto per capire se è possibile trovare un compromess­o» precisa il deputato popolare democratic­o. I liberali radicali si sono detti aperti al confronto, mentre i leghisti stanno ancora discutendo. «La mia proposta verrà presa in esame domani [oggi, ndr] dal mio gruppo» precisa De Rosa, che si dice moderatame­nte ottimista: «Penso che si potrebbe trovare un’intesa fra Ppd, Plr e magari anche Lega, per quanto constato che su questo tema le posizioni sono molto ideologizz­ate. Mi pare di capire che a nessuno interessi davvero una soluzione in tempi brevi». Il che significa dibattito in aula non prima di settembre. La Lega dei Ticinesi tre anni fa aveva sostenuto e vinto l’iniziativa popolare. Oggi appare, come dire, un tantino prudente. O sbagliamo? «Diciamo che ne parleremo domani sera [questa sera,, ndr] in gruppo e magari ancora più in là. È vero – ci risponde Michele Guerra, leghista membro della Gestione – la Lega ha sostenuto l’iniziativa popolare con i Verdi e il Ps per favorire l’occupazion­e dei ticinesi. Su quantum e sul come si vedrà». Prima i nostri, in buona sostanza, magari tramite un emendament­o che permetta maggior consideraz­ione salariale per i residenti. «L’idea è quella di modificare la forchetta oraria a favore dei ticinesi quando cambierà il quadro legislativ­o federale» precisa Guerra. Vale a dire, dopo un’eventuale disdetta degli accordi con l’Ue sulla libera circolazio­ne delle persone. Anche ieri mattina i socialisti hanno ribadito che «sotto i 20 franchi orari non si può scendere» come ricorda Ivo Durisch, capogruppo Ps. Ma sempre ieri mattina i commissari si sono “animati”

su un punto in particolar­e: dovrà sempre far stato il tetto del salario minimo, anche là dove si applicano contratti collettivi di lavoro? «C’è chi vorrebbe trasformar­e gli attuali contratti normali di lavoro in Ccl, ma senza cambiare i minimi che risultereb­bero così più bassi della retribuzio­ne oggi in discussion­e». E

questo perché i Ccl sono cosa dei partner sociali. Per quanto, aggiunge Durisch, a Neuchâtel – dove i salari minimi sono già realtà – si è deciso di alzare il minimo salariale là dove nei Ccl è più basso di quello “legale”. Che fa stato. Dunque, si può fare anche in Ticino. Sempre che lo si voglia.

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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE Tre varianti sul tavolo dei gruppi parlamenta­ri

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