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‘Così si legalizza la povertà’

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“Una certa classe politica (capeggiata dal triciclo Plr, Lega e Ppd) si mostra lontana dai problemi reali dei ticinesi e dei residenti” perché “mira a istituzion­alizzare stipendi da fame nettamente inferiori al resto della Svizzera”. È una presa di posizione chiara e forte quella espressa ieri dai Verdi in una nota inviata ai media sul salario minimo (accolto dal popolo, lo ricordiamo, grazie a un’iniziativa popolare ‘ecologista’, appunto). Da tre anni, si aggiunge, i Verdi attendono l’applicazio­ne dell’iniziativa e quanto si sta discutendo in Commission­e della gestione del Gran Consiglio non piace affatto al partito promotore del progetto. Partito, va detto, che vede il proprio gruppo parlamenta­re diviso in due e infatti il deputato-commissari­o della Gestione non si direbbe sulla stessa linea qui riportata. I Verdi in ogni caso “ritengono inaccettab­ile che il livello del salario minimo cantonale proposto sia addirittur­a inferiore a quanto percepito nell’ambito delle prestazion­i complement­ari, perché il lavoro deve essere retribuito in maniera dignitosa e non può e non deve essere sussidiato indirettam­ente attraverso le prestazion­i sociali”. Senza contare che, sempre secondo i Verdi, “siamo il cantone con il tasso di working poor [lavoratori poveri, ndr] più alto di tutta la Svizzera, con un tasso di povertà tre volte superiore alla media nazionale”. Una situazione, si conclude nel comunicato, che deve trovare una risposta adeguata.

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