La scuola in carcere? ‘Fondamentale’
La Commissione di sorveglianza ribadisce il ruolo della formazione
Le carceri sono strutture rieducative. Da qui la necessità di rafforzare l’attività dei laboratori, così come della scuola situata all’interno dei penitenziari. Lo ribadisce la ‘Commissione di sorveglianza sulle condizioni di detenzione’ del parlamento nel rapporto annuale del presidente Luigi Canepa. Il periodo in esame va da maggio 2017 a maggio 2018. L’attività dei laboratori svolta all’interno delle strutture carcerarie ticinesi “è ritenuta dalla Commissione di fondamentale importanza” si legge nel documento che verrà discusso e approvato settimana prossima dal Gran Consiglio. Essere occupati con attività manuali, infatti, “oltre a dare un significato alle giornate a volte interminabili dei detenuti, ricopre un importante ruolo educativo”. Già in passato la commissione ha sollecitato un potenziamento del settore atelier grazie anche “a lavori più gratificanti” oltre al coinvolgimento dei detenuti nelle attività di manutenzione degli stabili. Un consiglio, quest’ultimo, che è stato accolto e infatti è oggi operativa una squadra per questa specifica attività. Altro capitolo importante, sempre a detta dei deputati che siedono nella Commissione di sorveglianza, la formazione scolastica. Particolare apprezzamento viene espresso per l’attività svolta da Scuola InOltre che, con una quindicina di docenti, permette l’apprendimento di lingue e materie diverse in particolare ai giovani detenuti alla Farera. Ma la scuola, si aggiunge, è anche “momento di scambio di parole, di idee e di punti di vista”. I commissari hanno incontrato “più volte i minorenni intenti a preparare un pranzo durante il corso di cucina e ne hanno colto l’entusiasmo”. La maggioranza di questi non ha manifestato disagi particolari, ma – osserva Luigi Canepa – “ha dichiarato di soffrire di malinconia dovuta all’isolamento”. A proposito delle visite in carcere, va detto che la commissione ha sentito – durante il periodo in esame – oltre una cinquantina di detenuti (diciotto di questi avevano direttamente chiesto un colloquio). L’attenzione rivolta ai minorenni è tanta quanto quella che coinvolge la popolazione carceraria femminile; anche per quest’ultima la scuola “è luogo di incontro e socializzazione”.