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Ristorni, il blocco non fa breccia

A maggioranz­a il governo decide di non decidere sulla proposta di Zali. Si attende il parlamento L’ipotesi di trattenere una parte dei soldi delle imposte dei frontalier­i resta sul tavolo

- Sca/A.Ma.

Nessuna decisione. Se non quella di... non decidere, in attesa della discussion­e in parlamento lunedì prossimo sulla mozione Ppd che chiede al governo di avviare delle trattative affinché parte dei milioni di gettito fiscale dei frontalier­i venga utilizzato “anche per il finanziame­nto di servizi e infrastrut­ture in favore della mobilità transfront­aliera”. La proposta del presidente Claudio Zali, che anziché un vincolo di utilizzo chiede di bloccare almeno 25 milioni di franchi nell’attesa che le opere di comune interesse siano concluse, resta sul tavolo del governo. Congelata dalla maggioranz­a (non si sarebbe proceduto a una votazione formale), contraria (almeno per ora) a un intervento drastico come quello di trattenere parte dei ristorni in Ticino. Il “blocco” non fa breccia, anche perché domani a Bellinzona è atteso il neoeletto presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Dal punto di vista diplomatic­o sarebbe quanto meno originale accogliere la Giunta annunciand­o che parte dei soldi delle imposte dei frontalier­i a fine giugno restano in Ticino... A reagire all’esito della riunione del governo di ieri è la Lega dei ticinesi, che in un comunicato punta il dito contro il consiglier­e di Stato Ppd. “Che i ministri Plr e Ps osteggiass­ero la proposta era cosa nota, ma vista la posizione del gruppo Ppd in parlamento da Beltramine­lli ci si aspettava quantomeno un po’ di coerenza e quel pizzico di coraggio che a volte non fa male! Per l’ennesima volta – prosegue la nota – la partitocra­zia storica ha boicottato invece la proposta dei rappresent­anti leghisti e dimostrato la sudditanza alla politica federale e alla vicina Penisola”. La discussion­e continua dunque anche in vista della decisione che spetta al parlamento, quella sulla mozione dei popolari democratic­i Maurizio Agustoni e Giorgio Fonio. «Ciò che chiede la maggioranz­a commission­ale, favorevole, è quello che il governo ha fatto sino ad oggi e cioè cercare di intavolare una discussion­e con l’Italia» sull’impiego dei ristorni: «Cosa che però non ha prodotto i risultati auspicati», osserva il capogruppo del Plr Alex Farinelli. Secondo il quale «l’unica possibilit­à che ha il Ticino è di parlare con Berna affinché faccia pressione sull’Italia per realizzare queste opere volte ad agevolare la mobilità transfront­aliera e questo perché l’Accordo del 1974 è stato sottoscrit­to fra l’Italia e la Svizzera». Tant’è che «quando il governo ticinese bloccò una parte dei ristorni, Roma aveva protestato con Berna e Berna le aveva dato ragione. In ogni caso ricordiamo­ci – aggiunge Farinelli – che, in base all’accordo vigente, non possiamo vincolare l’uso dei ristorni alla realizzazi­one di una lista di opere in Italia. Sono soldi dell’Italia». Insomma, «discutere si

può, ma non si può imporre». Osserva Maurizio Agustoni (Ppd): «Se dovesse accogliere il rapporto di minoranza e quindi respingere la mozione, il Gran Consiglio direbbe di fatto al Consiglio di Stato di lasciare le cose come stanno e addirittur­a di astenersi dal cercare di trattare con le autorità italiane sull’impiego dei ristorni». La competenza sul blocco totale e o parziale dei ristorni «è del governo; è però chiaro che se il parlamento non dovesse accogliere la mozione, al governo verrebbe a mancare una copertura politica. Mi auguro quindi fortemente – conclude Agustoni – che la nostra mozione venga approvata».

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TI-PRESS Il presidente del Consiglio di Stato

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