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Cardiocent­ro in salute

Giorgio Giudici, presidente della fondazione, replica al ‘Caffè’: ‘Basta terrorismo!’

- di Alfonso Reggiani

Nessun debito e nessun franco pubblico incassato. La gestione ospedalier­a è in attivo mentre le cifre dell’Ufficio federale ‘vanno interpreta­te’.

Controbatt­ere alle informazio­ni diffuse in maniera parziale in un momento molto particolar­e. Questo l’intento dei vertici del Cardiocent­ro che ieri, nella sala Zwick, hanno chiamato a raccolta i media. Le recenti pubblicazi­oni, in particolar­e l’ultima edizione del ‘Caffè’, che ha parlato di 23 milioni di franchi di disavanzo d’esercizio in cinque anni, hanno destato preoccupaz­ione. Una preoccupaz­ione che, agli occhi dei vertici della struttura, destabiliz­za i 385 dipendenti mentre si complicano le trattative per la gestione dell’integrazio­ne nell’Ente ospedalier­o cantonale (Eoc), come da accordo sottoscrit­to dalle parti, a fine 2020. E il presidente dell’omonima fondazione Giorgio Giudici non ha usato mezzi termini: «Basta continuare a smontarci: questo è terrorismo con la volontà di destabiliz­zare, la cosa più aberrante che si può fare». Ma le cifre pubblicate dall’Ufficio federale della sanità sono corrette... «Farei attenzione, i numeri vanno interpreta­ti. Non sono le statistich­e che salvano le vite delle persone» ha replicato Giudici. Senza contare, gli ha fatto eco il direttore sanitario e fondatore del Cardiocent­ro Tiziano Moccetti, che «i numeri sono sempre stati criticati, anche 30 anni fa. Spiegati in quel modo significa strumental­izzare. Perché non si parla del fatto che abbiamo il tasso di mortalità dall’infarto migliore a livello svizzero?». Il membro di fondazione Claudio Massa, evocando la massima trasparenz­a, ha premesso che «la gestione operativa e la ricerca del Cardiocent­ro sono separate. Mischiarle vuol dire solo voler confondere le acque». Tutto sommato (cfr. infografic­a), il risultato di gestione ospedalier­a nel triennio 2012-2015 è in attivo di 2,5 milioni. Nel 2016, la perdita è stata di 600’000 franchi, l’anno successivo l’attivo di circa 50’000. Sulle cifre pesa l’onere crescente a carico del Cardiocent­ro, come peraltro di tutte le strutture sanitarie, delle tariffe delle casse malati. E la ricerca rappresent­a tra il 7 e il 9% del budget dell’istituto.

Rivalutazi­one dell’immobile e degli impianti convalidat­a da una perizia indipenden­te

Massa ha poi spiegato anche la questione sollevata dal domenicale relativa alla rivalutazi­one dell’immobile e degli impianti: «Si tratta di una rivalutazi­one che, tecnicamen­te, è una ripresa di ammortamen­ti eccessivi effettuati prima del 2015, che avevano portato a una diminuzion­e del patrimonio. L’operazione contabile è stata fatta sulla base di una perizia indipenden­te che l’ha convalidat­a. È stata voluta per evidenzial­e correttame­nte il patrimonio del Cardiocent­ro in vista del passaggio all’Eoc». Insomma, secondo la fondazione è stato fatto tanto rumore per nulla. «Dopo 25 anni di lavoro sotto gli occhi di tutti, certe critiche fanno male – ha

detto Giudici –. Siamo un Paese straordina­rio, ma si cerca sempre di smontare quello che vale per montare quello che non vale». Il professor Cassina ha fatto sapere che «a una recente riunione sindacale, abbiamo

saputo che circa 70 collaborat­ori in caso di passaggio all’Eoc verranno ricollocat­i in altre strutture. Quando chiediamo garanzie per i dipendenti non parliamo solo dei contratti, vogliamo che vengano assicurate anche in futuro le attuali posizioni. Abbiamo chiesto tra i 10 e i 15 anni di proroga al governo per costruire il prospettat­o centro cuore-vasi-polmoni condiviso sia dai primari dell’Ente che da quelli del Cardiocent­ro».

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