I costi per l’accesso alla giustizia
Con l’introduzione, nel 2011, del Codice di procedura civile federale si sono uniformate le prassi cantonali per quanto riguarda il gratuito patrocinio e le conseguenze in caso di perdita di una causa giudiziaria civile. In breve, in presenza di determinati elementi di reddito basso o medio-basso, la persona ha diritto al gratuito patrocinio da parte dello Stato, ma se soccombe in una causa giudiziaria, ella deve sopportare l’indennità cosiddetta “per ripetibili” a favore della controparte, vale a dire deve pagare una parte, talvolta consistente, delle spese di avvocato sostenute dalla parte che ha vinto la causa. Capite che il gratuito patrocinio in questi termini, rispetto alla soluzione che era adottata precedentemente dal Codice di procedura civile ticinese – che giustamente copriva anche l’indennità per ripetibili alla controparte – rischia di costituire un ostacolo all’accesso al diritto da parti delle classi meno agiate. Questo aspetto limitante può determinare, vi garantisco, effetti anche drammatici. Apparentemente la regola sancita dal Codice di procedura civile federale non ammette eccezioni. Speriamo che la giurisprudenza, segnatamente quella ticinese, riesca presto a raddrizzare questa norma gravemente ingiusta. In effetti, già il gratuito patrocinio viene negato in liti il cui esito appare molto verosimilmente negativo per la parte richiedente. È quindi oltremodo iniquo che per cause il cui esito è aperto, la parte “povera” debba poi pagare le spese legali di controparte in caso di vittoria di quest’ultima. Senza una puntuale marcia indietro da parte del legislatore (...)
Segue da pagina 19 (...) federale, o magari anche un correttivo da parte del legislatore cantonale (perché no?), risulta evidente a tutti che questa grossa limitazione finanziaria viene a snaturare l’istituto del gratuito patrocinio e costituisce una vera e propria violazione dei principi costituzionali di accesso alla giustizia anche per i ceti meno abbienti. Tale norma rischia in effetti di dissuadere eccessivamente le persone indigenti dal far valere le proprie ragioni in giudizio e ciò in una società dove l’etica nei pagamenti ed una certa coesione sociale sono venute a mancare. È quindi necessariamente aumentata la conflittualità, anche per via di una certa crisi che, innegabilmente, serpeggia nel nostro cantone. So che il Cantone, alle prese con desideri di risparmi anche drastici nel settore della giustizia, ritiene che la stessa, in senso lato, costi troppo. Tutti si ricordano gli intendimenti, fortunatamente cassati dall’Autorità superiore, del giudice Villa che, in maniera del tutto arbitraria, tagliava note professionali di difensori d’ufficio in procedimenti penali, ritenendole semplicemente esagerate per rapporto alla cifra esposta, indipendentemente dal lavoro concretamente svolto. Non dobbiamo però farci prendere da tendenze giustizialiste. Dobbiamo per contro ritrovare quell’equilibrio che, guarda caso, regnava con il vecchio Codice di procedura civile ticinese. Solo così, in questo periodo storico relativamente difficile, potremo davvero garantire più giustizia, come dev’essere, e non meno giustizia, come purtroppo negli effetti ha provocato la nuova legislazione federale, introdotta nel 2011.