‘In 6 anni la mia piccola impronta ritengo di averla lasciata’
Da oltre un decennio docente di educazione fisica a tempo parziale, un anno in veste di assistente allenatore della Nazionale rossocrociata U17, sei anni nel Team Ticino, in una realtà ormai consolidata, Alessandro Mangiarratti dà un colpo di spugna al passato per una precisa scelta professionale. E di vita. «Una scelta di vita, sì. Una tappa in più del mio percorso personale. Al Team ho fatto sei anni, ne sono contento. Ho sviluppato tanti progetti, e penso di poter dire che qualcosa in eredità la lascio, all’associazione. La mia piccola impronta l’ho lasciata. Dopo più di dodici anni di insegnamento posso prendermi un congedo per provare a concentrarmi sul calcio, che è la mia passione numero uno. Insegno sport, ma in quell’ambito la passione numero uno resta il calcio. Non voglio avere rimpianti. Non vorrei arrivare a 60 anni e dirmi che avrei potuto, ma non ho voluto rischiare. In fin dei conti, poi, è un rischio calcolato». Cosa lascia, al Team? «Vi ho lavorato sei anni. Con tutti gli allenatori che sono passati e quelli che sono rimasti abbiamo cercato di fare il massimo per i nostri ragazzi. Abbiamo ottenuto buoni risultati. Spesso ci si dimentica che siamo pur sempre il partenariato più piccolo della Svizzera, ma che nonostante ciò ce la giochiamo sempre a buoni livelli con tutti. Abbiamo sviluppato un sacco di cose interessanti. Lavorare al centro sportivo Tenero è stimolante. È una buona palestra, sia per gli allenatori, sia per i calciatori. All’interno di quello che può essere considerato un laboratorio, si sviluppano molte idee». Formazione e gavetta, concentrate in un unico progetto. «In Svizzera la formazione degli allenatori la si considerava lunga, logorante. In realtà è molto utile. Operare nel calcio d’élite, anche a livello giovanile, permette di fare tutti i diplomi, senza essere per forza in una prima squadra, come allenatore o come assistente. Sono molte le prove da sostenere, e queste ti portano a ragionare e ad accumulare esperienza. Proprio come fa il lavoro sul campo. Ho apprezzato anche l’esperienza di assistente allenatore della Svizzera U17. Abbiamo portato a termine una buona campagna. È stato arricchente vivere dall’interno l’organizzazione di manifestazioni come le qualificazioni, il girone élite e quello finale. Ci sono aspetti come l’organizzazione, le dinamiche di uno staff di dodici persone. Ci si muove all’interno di un gruppo, ciascuno con il proprio ruolo. Si impara a giostrare come ‘team player’». MEL