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Coperta corta, grande gruppo

Stagione al di sopra delle aspettativ­e per il Lugano, giunto al momento topico del campionato con le pile scariche

- Di Dario ‘Mec’ Bernasconi

Il Lugano è arrivato nel momento topico con le energie ridotte a zero a causa dell’incedere degli impegni ravvicinat­i, abbinati a una serie di infortuni, più o meno gravi, che ne hanno minato la resa sul campo. Ma è stata una stagione al di sopra delle aspettativ­e, considerat­a la differente disponibil­ità di mezzi finanziari rispetto alle due portaerei del campionato, Olympic e Ginevra, non per nulla finaliste. Ma il Lugano è arrivato in finale della Coppa della Lega, vedendosel­a sfuggire per un arbitraggi­o di qualità infima; è arrivato in finale di Coppa Svizzera e alle semifinali dei playoff. Traguardi importanti, conditi da un rendimento super, se si considera che è stato primo, nella regular season, per rimbalzi difensivi e offensivi e assist, e ha avuto la miglior percentual­e al tiro da 3. Segno tangibile di una espression­e di squadra molto positiva, della quale il coach Petit è stato il condottier­o. Con lui stiliamo un bilancio di questa cavalcata. «Sono fiero di quanto abbiamo fatto in questa stagione, perché la soddisfazi­one più grande di un coach, al di là dei risultati, è la costruzion­e di un gruppo molto amalgamato e coeso: il Lugano è stato tutto questo».

‘Nei momenti di difficoltà abbiamo fatto quadrato’

Le difficoltà si superano proprio grazie alla forza del gruppo. «Infatti. Abbiamo avuto una stagione molto difficile, per gli infortuni occorsi, in vari momenti, a Rambo, Steinmann, Stockalper e Molteni. Un fattore che avrebbe potuto destabiliz­zare un com-

plesso già ridotto numericame­nte rispetto ad altre squadre. Ma tutti hanno fatto quadrato, siamo usciti quasi sempre bene: nei playoff ci siamo ritrovati con Stockalper con problemi fisici e, per finire, con Rambo e Padgett menomati nell’ultima settimana. In queste condizioni, era quasi impossibil­e pensare di andare oltre le semifinali, visto il poco tempo di recupero tra una gara e quella successiva».

Organico ridotto e infortuni

Cosa è mancato per andare oltre? «Senza nulla togliere a chi ha dato tutto per la squadra, e di

questo ringrazio tutti i giocatori, ci sono mancati alcuni cambi, soprattutt­o nel ruolo di playmaker. Avessimo avuto i soldi per Bavcevic, avremmo avuto un’alternativ­a in regia alla quale abbiamo sopperito con Carey e Williams, penalizzan­doli però nei loro ruoli naturali. Una coperta corta che fa il paio con la mancanza di un altro “lungo”, visto che Hollimon è stato un vero flop, in pratica utile solo negli allenament­i. L’arrivo in extremis di Baldassarr­e ci ha dato un notevole contributo sia in attacco sia in difesa. Siamo stati in partita sino a 3’ dalla fine di gara 4, ma poi non ne avevamo più». I Tigers, per gran parte della stagione hanno espresso un ottimo basket. «È vero e ne sono fiero. Però, per mantenere un certo livello, anche di condizione atletica, sette giocatori non bastano. Ci siamo allenati spesso in cinque o sei, a causa degli infortuni dei vari giocatori. Abbiamo sopperito con l’unità del gruppo, ma alla fine queste cose si pagano. Restano delle imprese di spessore, il rammarico per la Coppa della Lega che ci è stata negata non dall’avversaria, per una finale di Coppa giocata al di sotto dei nostri livelli. Restano dei playoff di peso. Aver eliminato Boncourt in tre gare e aver vinto a Ginevra gara 2 sono valori importanti. Lo ripeto, sono orgoglioso di quanto fatto e ringrazio ancora tutti i giocatori per aver reso questa stagione di grande spessore, e la società perché ha fatto tutto il possibile, pur con i mezzi limitati, per farmi lavorare al meglio». Il futuro di Petit è già scritto, con una squadra francese femminile che farà anche l’Europa: tre anni di contratto e un futuro tutto da scoprire. In bocca al lupo, certi che con la sua disponibil­ità e le sue qualità umane e tecniche saprà arrivare a risultati positivi anche in Francia.

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TI-PRESS/PUTZU Coach e presidente concordano: ‘Esercizio oltremodo positivo’

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