Cedraschi: ‘Un bene dello sport che ha portato titoli’
«A parte l’amarezza di essere usciti martedì dai playoff – commenta il presidente Cedraschi – il bilancio è molto positivo. Soprattutto se pensiamo alle difficoltà finanziarie che abbiamo avuto rispetto alle altre società che ci stanno davanti, ma anche dietro. In un rapporto qualità-prezzo, non posso che essere orgoglioso di quanto fatto. Ringrazio tutti quanti hanno collaborato a questi risultati stagionali: giocatori, staff tecnico e tutti i collaboratori e i volontari della società e, ovviamente, gli sponsor». Cosa è mancato? «La possibilità di ingaggiare qualche svizzero in grado di completare la panchina, senza nulla togliere ai nostri giovani che vanno ringraziati. Ma i costi degli svizzeri sono più alti di quelli degli stranieri, vista la scelta del 3+1, e questo aspetto diventa un grosso limite nel considerare le spese che una società deve sostenere. È ovvio che con dieci professionisti anziché sei, la differenza alla fine emerge». Contento del gruppo giocatori? «Ritengo che un professionista debba avere un rigore di vita adatto alla professione e, in tal senso, alcuni sono stati a volte un po’… ondivaghi. Nel complesso, la nostra è stata una squadra vera, non delle individualità messe assieme. Merito del lavoro di amalgama fatto da Petit». Il pubblico delle ultime due gare è stata una degna cornice. «Si è vista la differenza rispetto al campionato. Noi abbiamo bisogno che ci siano sempre 5-600 persone perché diventerebbero un fattore di spinta importante per la squadra, e non solo. Vorrei che i Tigers fossero più nel cuore dei tifosi e venissero seguiti con maggiore costanza». Il futuro? «Èun punto di domanda. Non so ancora come riusciremo ad avere i mezzi per costruire una squadra competitiva. Come si sa, la Helsinn ci ha lasciato dopo 12 anni, ma mi auguro che il signor Braglia, che ringrazio per quanto ha fatto per noi, ci dia ancora una mano. Spero di riuscire a trovare persone disposte a investire nella nostra società. Il Lugano è un bene sportivo di valore che ha portato titoli e riconoscimenti in Ticino. Spero che questa tradizione non abbia fine». MEC