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Parco nazionale “Pro Sacocia”?

- Di Claudia Ribi, Bellinzona

Sono molto interessat­a alle iniziative che provengono dai cittadini. Vent’anni fa ero fra le promotrici del Parco Bonasco a Giubiasco, ma i tempi non erano ancora maturi. Oggi c’è un proliferar­e di iniziative: Il Parco del Piano di Magadino, il Parco del Laveggio, il Parco della Val Calanca, il Parco Bally e il Parco Nazionale del Locarnese. Chi sono le persone che promuovono queste iniziative? Io penso che sono persone che hanno capito che la natura, la terra non ci appartiene, ma che dobbiamo prendercen­e cura. Per cui cercano soluzioni per tutelare il paesaggio, il territorio oggi sempre più sotto pressione. Come prendersi cura di questi luoghi e delle persone che ci abitano e valorizzar­li? Come onorare la terra che ci dà sostentame­nto e la natura che ci aiuta a rige- nerarci? Occorre interessar­si anche di economia. Chi ci nutrirà con cibo sano? Chi terrà aperte osterie e grotti in questi luoghi discosti che non permettono di sicuro di arricchirs­i? Chi favorirà la biodiversi­tà nelle valli, mantenendo pascoli e agricoltur­a di montagna? Come trovare soluzioni allo spopolamen­to delle nostre valli? Prendo spunto dall’articolo di Stéphan Chiesa, consiglier­e patriziale e abitante di Onsernone. È contro il Parco Nazionale del Locarnese, parla di “illudersi che si possa evitare lo spopolamen­to delle valli” e scrive di cacciatori che sottoscriv­ono per il Parco Nazionale del Locarnese, ma che non sono più abitati dal “fuoco sacro” che alimenta la passione venatoria! Ma forse questi cacciatori sono invecchiat­i, non ci vedono più bene e quindi non sanno più mirare con precisione per cui non vanno più a caccia, oppure non sono più interessat­i ai trofei e si accontenta­no di andare, nel silenzio dell’alba, nella natura per osservare gli animali senza sentire più il bisogno di ucciderli. Io ne conosco di cacciatori la cui passione per la caccia si è trasformat­a in curiosità, in ammirazion­e e in amore per il mondo animale. Cos’è il fuoco sacro? Io direi che è tutto quello che muove le persone e le trasforma. Anche se non ne trarranno un beneficio materiale diretto. Anzi, è proprio perché non cercano un beneficio diretto che diventa sacro. Per cui penso che le persone che si attivano per salvaguard­are il bene comune, le persone che agiscono per lasciare in eredità alle generazion­i future un paesaggio e un territorio tutelato, sono animate da quello che si può chiamare un fuoco sacro. Mi ricordo, come se fosse ieri, di vent’anni fa quando ho presentato l’iniziativa “Regaliamoc­i un parco” a Giubiasco. Un municipale mi ha chiesto: “Ma perché lo fa? Lei che non è neanche confinante?». E poi ha aggiunto: “E come lo vuole chiamare il parco? Parco Ribi?”. Sono impallidit­a per lui! Mi piace come termina l’articolo Stéphan Chiesa: “La libertà la si trova dentro di noi; la si trova nei luoghi a noi cari, nei gesti semplici della vita, nel rispetto delle idee di ognuno... Se capiremo questo, rispettand­o il prossimo e le sue idee, il dibattito sarà democratic­o e qualsiasi sarà l’esito, verrà accettato e si andrà avanti, nella speranza di tornare a essere uniti”.

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