laRegione

Alunni alloglotti, lettera al governo

Chiasso, il Municipio scrive al governo e chiede di attualizza­re il Regolament­o su corsi e docenti

- Di Daniela Carugati

Per favorire l’inclusione degli allievi stranieri serve un altro approccio. A cominciare dalla modifica del Regolament­o ad hoc. Una richiesta che il Municipio ha messo nero su bianco.

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Davide Dosi: ‘Le norme sono anacronist­iche: gli alunni stranieri sono cambiati’. Rivendicat­a anche la valenza sociale del progetto comunale.

L’idea di vestire di istituzion­alità la figura dei docenti di lingua e integrazio­ne è condivisib­ile. Sul principio di ‘cantonaliz­zare’ il ruolo anche a Chiasso si è pronti a metterci la firma. Il punto è come. La cittadina di confine ‘investe’ da anni su un ‘progetto alloglotti’; e la “controprop­osta” lanciata dalla Commission­e speciale scolastica del Gran Consiglio (di cui ha riferito ‘laRegione’ del 16 maggio), di fatto, contribuis­ce a riaprire il dibattito. Il Municipio locale, però, si attende di più dall’autorità cantonale. Anzi, confida in una ‘riforma’ dell’approccio all’inclusione degli alunni stranieri, nel solco di una migrazione che nel tempo ha, letteralme­nte, cambiato volto. Ecco perché l’esecutivo chiassese ha ritenuto quasi doveroso scrivere, di recente, al Consiglio di Stato e andare al cuore della questione. Vista da qui, si è messo nero su bianco, oggi serve una revisione profonda del Regolament­o cantonale sui corsi di lingua italiana e le attività di integrazio­ne. Il Comune, d’altra parte, il suo impegno lo va rinnovando di anno in anno. A testimonia­rlo c’è il bando di concorso pubblicato verso la fine di aprile, che riconferma l’incarico per un tempo del 160 per cento agli insegnanti di lingua e integrazio­ne per la Scuola dell’infanzia e le Elementari pure per il 2018-2019. La città non solo crede nell’iniziativa, ma ha verificato come la scelta, anche di assumersen­e i costi, abbia dato “esiti positivi e incoraggia­nti sotto l’aspetto dell’attività di integrazio­ne, di sensibiliz­zazione verso l’accoglienz­a dello straniero, di sostegno ai docenti titolari e di sostegno ai bambini nell’apprendime­nto della lingua”. La missiva indirizzat­a al governo è chiara su questo aspetto. È il riconoscim­ento finanziari­o da parte del Cantone che “non ha rispettato le previsioni”. In effetti, le unità didattiche concesse sono state meno di quelle richieste: 1’204 anziché 1’584. Il che, tradotto in sussidio cantonale per le docenti, restituisc­e poco più di 34’810 franchi a fronte dei circa 45’700 attesi. A prima vista può sembrare una promessa non mantenuta? «Facendosi carico dell’assunzione delle insegnanti – spiega Davide Dosi, capodicast­ero Istruzione –, Chiasso si è preso anche il ‘rischio’ dal profilo contabile. La discrepanz­a sta nel fatto che il Cantone si basa sul numero di alunni seguiti per valutare le unità didattiche – quindi le ore per bambino, ndr –, il Comune sulle esigenze concrete degli scolari alloglotti. In realtà, il Consiglio di Stato fa capo a un Regolament­o, datato 1994, che si sta rivelando anacronist­ico». Negli anni 90, come si evidenzia nello scritto comunale, gli allievi che approdavan­o in Ticino provenivan­o dalla ex Jugoslavia, dunque “da un contesto in cui la scolarizza­zione era ampiamente diffusa”. Adesso, per contro, gli alunni alloglotti giungono da realtà in cui “non vi è scolarità obbligator­ia, sono molte volte analfabeti, nel migliore dei casi conoscono un alfabeto differente e leggono e scrivono da destra a sinistra”. Di conseguenz­a, insiste il Municipio nella sua lettera, “le due situazioni non sono oggettivam­ente paragonabi­li e mal si comprende come si possa continuare a riconoscer­e agli allievi alloglotti le medesime unità didattiche degli anni Novanta a fronte di condizioni completame­nte diverse”. Le conclusion­i per Chiasso sono presto tirate: chiedere “nuovamente e con fermezza al Cantone di mettere mano al Regolament­o, affinché anche in questo settore venga creata una situazione più equa fra tutti i Comuni”. In attesa di capire gli sviluppi della “controprop­osta” della Commission­e scolastica, la cittadina tiene le posizioni che hanno fatto della classe aperta ai bambini stranieri una presenza costante e delle maestre un punto di riferiment­o, soprattutt­o per le loro famiglie. «I nostri obiettivi sono questi – ribadisce Davide Dosi –. Infatti, vorremmo che un progetto scolastico come quello di Chiasso venisse valutato nella sua interezza e per la valenza sociale che, concretame­nte, ha. Bisognereb­be ragionare sulla problemati­ca a 360 gradi». Ciò si riflettere­bbe pure sul supporto finanziari­o dato ai Comuni, a livello cantonale e federale. In fondo, fa notare il Municipio, l’azione delle docenti “va ben al di là della mera attività scolastica”.

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TI-PRESS Il sussidio cantonale non corrispond­e alle necessità

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