laRegione

‘Somme di competenza italiana’

Ristorni tassazione frontalier­i e opere pubbliche, il Consiglio di Stato risponde alla Gestione

- di Andrea Manna e Chiara Scapozza

Il governo: l’Accordo in vigore non contiene disposizio­ni precise sulla destinazio­ne degli importi

La “premessa” è eloquente. “Rileviamo che l’Accordo sui frontalier­i non contiene disposizio­ni precise sulla destinazio­ne degli importi dei ristorni”. In altre parole: non c’è alcun vincolo. La ripartizio­ne e l’utilizzo di queste somme “sono infatti di competenza delle autorità italiane, come sancito dall’articolo 4 capoverso 2 dell’Accordo” del 1974, quello – a tutt’oggi in vigore – sull’imposizion­e dei lavoratori frontalier­i e la compensazi­one finanziari­a ai Comuni italiani di confine. Così scrive il Consiglio di Stato rispondend­o ad alcuni quesiti postigli la scorsa settimana dalla Commission­e parlamenta­re della gestione inerenti alla mozione con cui i deputati del Ppd Maurizio Agustoni e Giorgio Fonio propongono di chiedere all’Esecutivo cantonale di avviare trattative con l’Italia affinché questa impieghi la quota della tassazione dei frontalier­i, riversatal­e annualment­e dalla Svizzera in virtù dell’accordo concluso oltre quarant’anni fa tra i due Paesi, per finanziare infrastrut­ture a favore della mobilità transfront­aliera, come Park & Rail e Park & Ride. Le risposte alle domande del liberale radicale Matteo Quadranti arrivano però a lavori commission­ali già chiusi. La maggioranz­a – Lega, Verdi, la Destra e ovviamente popolari democratic­i – ha sottoscrit­to il rapporto di Fiorenzo Dadò a sostegno della mozione. Plr e Ps hanno invece firmato quello redatto da Quadranti, che ritiene evasa la proposta Agustoni/Fonio, alla luce fra l’altro del nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalier­i al momento solo parafato (dicembre 2015). Lo scritto del Consiglio di Stato, indirizzat­o l’altro ieri alla Gestione, potrebbe comunque fornire ulteriori spunti di discussion­e in vista del dibattito in parlamento, nella seduta al via lunedì prossimo, sulla richiesta di Fonio e Agustoni. Dati il tema e le ultimissim­e novità, ovvero la lettera del presidente del Consiglio regionale della Lombardia ai vertici di Camera e Senato (vedi articolo a lato), il dibattito non mancherà di certo. Tornando al testo trasmesso alla Gestione, il Consiglio di Stato afferma che “è unicamente nelle premesse dell’Accordo che si rileva l’intento comune di voler devolvere le compensazi­oni finanziari­e a copertura delle spese per opere e servizi pubblici che alcuni Comuni italiani di confine devono sostenere a causa dei frontalier­i”. Questa dichiarazi­one d’intenti, osserva il governo, “viene declinata dall’Italia con regolari decreti di attuazione che definiscon­o i criteri di ripartizio­ne e di utilizzazi­one delle somme”. Ad esempio “per i settori dell’edilizia abitativa e dei trasporti pubblici”.

‘Nessun diritto di sorveglian­za’

Negli incontri bilaterali annuali, imposti dall’Accordo del 1974, la delegazion­e italiana – rammenta il Consiglio di Stato – informa quella svizzera, di cui fanno parte anche le autorità fiscali ticinesi, “circa le compensazi­oni finanziari­e ricevute”. La relazione “verbale” del Ministe-

ro dell’economia italiano “evidenzia in maniera riassuntiv­a l’utilizzo dei fondi degli enti locali interessat­i”. Peraltro quando la riunione è in Italia “sono anche previste delle visite guidate presso le opere pubbliche realizzate con i fondi in questione”. A proposito di tali incontri, l’attuale Accordo – precisa il governo – contempla “unicamente un’informazio­ne generale” da parte italiana e “non conferisce alcun diritto di sorveglian­za alle autorità svizzere”. Il Consiglio di Stato ricorda poi “che la stessa parte italiana, unilateral­mente, il 22 dicembre 2015 nell’ambito del nuovo accordo sull’imposizion­e dei frontalier­i ha dichiarato che ‘l’Italia è impegnata, nel quadro dei progressi sulle questioni fiscali relative ai lavoratori frontalier­i e allo status di Campione d’Italia, a potenziare – in stretta collaboraz­ione con la Svizzera – i collegamen­ti e le infrastrut­ture di trasporto che servono le zone di confine, per ridurre le congestion­i nel traffico locale e per migliorare le condizioni complessiv­e dei frontalier­i e delle comunità locali’”. Se e quando il nuovo accordo entrerà in vigore.

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TI-PRESS Dossier spinoso

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