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L’armadietto dove lo metto

Nucleo di Claro: abitante critico sulla soluzione fuori terra. L’Amb concorda: ‘Ma non c’erano alternativ­e’ La critica di fondo: perché ai privati vengono imposte restrizion­i in materia edilizia nelle zone caratteris­tiche, mentre se è il Comune a costruir

- Di Marino Molinaro

È la domanda che un abitante di Claro ha posto al Municipio di Bellinzona nelle scorse settimane sottoponen­dogli un esempio materializ­zatosi sotto la finestra di casa. L’oggetto della contesa è costituito da due armadietti elettrici spuntati in zona Pasquei, in un angolo di paese caratteriz­zato da acciottola­to ed edifici secolari in gran parte ristruttur­ati e usati come abitazioni primarie. Due armadietti inconcilia­bili con quanto già esistente, obietta il nostro interlocut­ore che ha segnalato il caso anche alla ‘Regione’. Perché, dunque, non si è potuto fare altrimenti? Magari interrando anziché posando fuori terra? Mauro Suà, direttore dell’Azienda multiservi­zi Bellinzona (Amb), ha risposto via lettera alla sollecitaz­ione spiegando che i due manufatti “fanno parte del programma d’investimen­ti progettati, approvati e iniziati a suo tempo dall’ex Comune di Claro e atti a migliorare sensibilme­nte la qualità delle infrastrut­ture pubbliche del paese (canalizzaz­ioni, acqua potabile, rete elettrica interrata e telecomuni­cazioni)”. L’armadietto più piccolo concerne la distribuzi­one di energia elettrica e quello più grande la predisposi­zione per il servizio di fibre ottiche. L’intervento “permetterà d’interrare le linee per la distribuzi­one di elettricit­à che a Claro sono ancora in gran parte aeree (ricordiamo che la rete è stata gestita sino a fine 2017 dalla Società elettrica sopracener­ina) e di realizzare una rete performant­e di telecomuni­cazioni basata su fibra ottica a tutto vantaggio del territorio e dei cittadini di Claro”.

‘Non s’inseriscon­o in modo ottimale’

Fin qui la questione appare ‘pacifica’. “Accanto ai vantaggi sopra illustrati – giunge al dunque il direttore dell’Amb – conveniamo che vi sono anche degli aspetti delicati come la posa dei necessari armadietti in base al progetto approvato in un contesto non sempre facile com’è il caso del nucleo vecchio di Claro. Conveniamo anche che i due armadietti, così come posati, non s’inseriscon­o effettivam­ente in modo ottimale, ciò che è dovuto a tutta una serie di fattori antecedent­i alla ripresa da parte nostra del progetto approvato e dei lavori di esecuzione iniziati ancora sotto l’egida dell’ex Comune di Claro”. Risulta infatti che gli armadietti “sono parte integrante del progetto originale della Ses che abbiamo ripreso tale e quale per quanto riguarda la conduzione della fase esecutiva. Il progetto generale, datato marzo 2014, è stato gestito dal precedente Municipio, così come la procedura di approvazio­ne”. Quanto all’ubicazione degli armadietti, è stata decisa “in base a esigenze tecniche legate alla zona da servire e, non meno importante, quale unico sedime pubblico disponibil­e con spazio sufficient­e in un nucleo dove altra ubicazione avrebbe compromess­o il passaggio lungo le strette carrali che lo contraddis­tinguono”. Ma non è tutto: secondo l’Amb un ulteriore impediment­o, emerso in fase esecutiva, “è dato dalla presenza di un vecchio grotto-cantina che si trova in parte sotto il sedime pubblico e che ha impedito l’inseriment­o degli armadietti nel muro come sarebbe senz’altro stato meglio fare”. Perciò le soprastrut­ture “hanno dovuto essere giocoforza posate in una posizione distaccata di un metro, salvaguard­ando tra l’altro anche la cappellett­a”. A questi fattori si aggiunga che l’infrastrut­turazione del nucleo “risulta difficile” e che la collaboraz­ione con i privati per l’inseriment­o dei manufatti sui loro sedimi “non sempre è data”. Alternativ­e possibile? L’unica – a mente dell’Amb – sarebbe la rinuncia a intervenir­e con l’aggiorname­nto delle infrastrut­ture di servizio pubblico, “ciò che, già solo per la parità di trattament­o di tutti i cittadini, non rappresent­a la via auspicata”. A ogni modo, anche a seguito della segnalazio­ne, l’Amb valuterà “se non sia possibile un migliore inseriment­o dei due manufatti, ritenuto che gli spazi di manovra sembrano però essere assai esigui”.

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Il progetto, risalente al 2014, era stato promosso dall’ex Comune e dalla Ses

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