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Puerto Azul, condannati i truffatori. Le vittime restano con un pugno di mosche in mano

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Quattro anni e due mesi la condanna patteggiat­a da Domenico Giannini, gallarates­e di nascite, da anni residente a Lugano, responsabi­le della holding Dgh Sagl, con uffici in riva al Ceresio. Giannini è stato condannato dal Tribunale di Busto Arsizio dove si è celebrato il processo “Puerto Azul”, dal nome del complesso turistico alberghier­o extra lusso 8 stelle sull’atollo “Blue Hole”, al largo delle coste del Belize. Una operazione turistico-finanziari­a che ha coinvolto oltre duecento investitor­i, fra cui numerosi ticinesi, che ci hanno rimesso oltre 20 milioni di euro. Il patteggiam­ento, per i truffati, si è trasformat­o in una beffa perché i condannati non debbono risarcire. Un’ottantina coloro che si erano costituiti parte civile: quelli che, soprattutt­o ticinesi, non avevano nulla da temere con il fisco. Patteggiam­ento anche per gli altri tre imputati: Claudio Bocchia, spezzino, 3 anni e quattro mesi; Olimpio Aloisi e Roberto Gianmarco, pescaresi, tre anni. Gianmarco, braccio destro di Giannini, era domiciliat­o a Lugano, quando nel gennaio 2017 era stato arrestato. Tutti gli altri fermati sono ancora agli arresti domiciliar­i. Il tribunale bustocco a tutti gli imputati ha inflitto l’interdizio­ne dai pubblici uffici per 5 anni e dall’esercizio della profession­e di promotore finanziari­o pari alla durata della pena. Disposta pure la confisca dei beni per 18 milioni di euro sequestrat­i agli imputati. Beni finiti allo Stato italiano. Gli imputati hanno fatto sapere che ricorreran­no in appello. M.M.

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