GdP, la campagna di Locarno
Segue da pagina 19 (...) adattata in chiave locarnese, talvolta anche sostituendo l’editoriale; all’interno s’inserivano pagine con cronache e approfondimenti locali. Proprietà e linea editoriale erano le stesse, i contenuti di Giornale del Popolo e Giornale di Locarno rimanevano uguali per 8 decimi, a parte queste aggiunte e sostituzioni. Quando il direttore Filippo Lombardi, settembre 1989, mi chiese di dirigere l’impresa, analizzammo ragioni e modalità. L’obiettivo principale era la pubblicità, che già allora copriva più del 50% delle entrate, sulla base d’un ragionamento logico: per avere più pubblicità e quindi far quadrare i conti, occorreva essere leader in una città capoluogo di regione. Impossibile nel Sottoceneri per la presenza dominante del Corriere del Ticino e nel Bellinzonese per quella del Dovere, non rimaneva che Locarno, dove il GdP era già ben diffuso. Parte allora la “campagna di Locarno” basata su una redazione rinforzata, su un’informazione capillare, presenza sul territorio, iniziative di marketing, consegna del giornale nelle bucalettere dell’agglomerato già di buon mattino. Oltre al ricorso a persone attive e conosciute nella realtà locarnese e al coinvolgimento di “firme” interessanti: Renato Martinoni, Pierre Codiroli, Edgardo Cattori, Paolo Parachini ed altri. Risultato? Il caporedattore e la redazione ebbero il Premio Lago Maggiore per il giornalismo. Soprattutto, in poco più di un anno, ottobre 1989-dicembre 1990, il GdP nel Locarnese aumentò la tiratura del 23% e la pubblicità del 32%. Un risultato straordinario quando la variazione nei rapporti tra i vari quotidiani s’aggirava attorno al 3% annuo. Addirittura in Vallemaggia raggiunse un indice di penetrazione superiore al 65%, un dato inaudito. Per qualche tempo veleggiò tranquillo; qualche anno dopo si ebbe l’idea non so quanto felice di abolire il Giornale di Locarno, che forse aveva però concluso la sua fase propulsiva. Ricapitolare oggi questo capitolo di storia del GdP ha senso per due motivi. Il primo è il rapporto con il territorio ponendo l’accento su qualità, diversità, identità. S’era capito uno degli effetti della globalizzazione, ossia il ritorno di tradizione, specificità e localismo. Il secondo motivo è che, di fronte alla già strisciante crisi della stampa scritta, per sopravvivere e crescere era necessario darsi obiettivi precisi con strategie conseguenti. Non si poteva stare ad aspettare che le cose si sistemassero da sole né guardare al futuro secondo logiche, modi e strumenti del passato. Ed oggi ancora meno.