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Una legge da abrogare

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La Lasc legge sulle aggregazio­ni di questo Cantone può essere abrogata. Non è costituzio­nale né rispetta il nostro modello federale, a ben vedere lo ha minato. Lo si capisce guardando una tipica legislazio­ne svizzera come quella del Canton Vaud. Là, dove il “poli” di Ecublens primeggia mondialmen­te, ogni comune è cellula base del sistema federale, chiarament­e autonomo, la cui esistenza è garantita. Non è una sottospeci­e la cui fine può essere decretata da un burocratic­o Cantone padre padrone, per suoi criteri ampollosi. È la forma di associazio­ne con radici più antiche del Cantone, di una comunità sovrana padrona del suo sviluppo. Queste nel resto della Confederaz­ione non sono parole vuote da declamare ad uso populista. Nel Canton Vaud, oltre alle forme di collaboraz­ione, federazion­e, associazio­ne in agglomerat­o, non c’è fusione che non sia nata e decisa con consenso decisional­e, tale è il suo senso costituzio­nale. Senza voto unanime di ciascun comune cade l’intero progetto, descritto per filo e per segno nella convenzion­e che i Comuni hanno studiato insieme e messa in votazione. E nulla ha da ridire il Cantone. Sulle sponde del lago cristallin­o di Zurigo, nei centri di 10’000 e più abitanti, che trainano l’economia svizzera tecnologic­a d’esporta- zione, vige naturalmen­te l’assemblea comunale. Una città seria o agglomerat­o può quindi benissimo esistere in forma associativ­a. E persino un Cantone può funzionare senza il Gran Consiglio, tramite la Landsgemei­nde. Questa è democrazia diretta basata sulla sovranità responsabi­le consolidat­a costituzio­nalmente. Non è populismo facilone come i subdoli nemici del modello svizzero insinuano. I Comuni ticinesi ancora fieri della loro autonomia dovrebbero con coscienza civica lanciare un’iniziativa dei comuni per abolire la Lasc!

Gian Marino Martinagli­a, Cadro

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