Riforme scolastiche
Presso il liceo di Bellinzona insegnano un centinaio di docenti e vi studiano, chi più chi meno, 750 allievi. Progettato negli anni 70 per contenere 500 persone, subisce al momento un grave sovraffollamento. Ecco le mie riflessioni, spero non troppo utopistiche. Delle classi stanziali, collocate in un’unica aula porterebbero diversi vantaggi. Dapprima, solo il corpo docente dovrebbe spostarsi, snellendo i tempi del cambiamento di aula: attualmente chi esce dall’aula Teatro (seminterrato) per recarsi al terzo piano, con la folla della pausa e qualche esigenza fisiologica, non rientra nella puntualità dei cinque minuti prescritti. Secondariamente, basterebbero pochi spazi, meglio sfruttati ed equipaggiati con tecnologie avanguardistiche, dai costi sostenibili, perché mirati. Infine, senza servirsi di fatiscenti armadietti, ciascun allievo lascerebbe i propri materiali sotto il banco, evitando il trasporto quotidiano, non certo mortale, tuttavia superfluo e oneroso, di pesanti dizionari e dossier. Suggerisco un oculato risparmio dello spazio disponibile, per evitare l’estensione dell’edificio, pianificata per il 2020, in risposta al sovraffollamento denunciato, al cui detrimento contribuirebbe anche l’elevazione della nota media necessaria all’accesso. Tale condizione fu mantenuta dal Decs, in quella sede di discussione dell’estate scorsa, da cui purtroppo uscì la soppressione dei livelli A e B ritenuti anacronistici, in discipline come tedesco e matematica, alla scuola media. Nel contempo andranno agevolati gli apprendistati e la veloce introduzione in campo professionale di chi ha adempiuto gli obblighi scolastici. Perché se le rivoluzioni si fanno in grande, e spesso sono troppo sovversive, le riforme si fondano su queste “piccolezze”.
Gabriele Bigiotti, Bellinzona