Politica e bene comune
La politica è una parola che sta sempre più perdendo rispetto, come l’agire sprezzante e arrogante di troppi politici. Sta diventando sempre più sinonimo di intrallazzo, accordo, compromesso, insomma qualcosa di marcio e non c’è niente di peggio. Si bisticcia per il nulla. Ma qual è il dramma maggiore? La perdita totale di fiducia nelle istituzioni. La politica è diventata quella cosa verso cui la maggioranza nutre diffidenza. Discredito delle istituzioni, disincanto sono i sentimenti dei giovani e non solo verso l’impegno pubblico. Per ritrovare il senso e la passione è necessario tornare alla forza ispiratrice e critica del bene comune. Avere a cuore la promozione e la tutela della vita di tutti mettendo al centro la dignità di ogni persona umana. Scelte di fondo per uno stile di vita comune. In primo luogo l’impegno per l’etica pubblica e la morale sociale. Nel rapporto con la gente il politico deve essere vicino alla gente, ascoltarne i problemi, farsi voce delle istanze di chi non ha voce e sostenerle. I politici non siano al servizio del padrone di turno, ma del popolo. Lasciare in pace chi produce e paga, quindi meno leggi e burocrazia. Corresponsabilità, dialogo e partecipazione vanno anteposti a contrapposizioni preconcette o a logiche ispirate a interessi personali o di gruppo. Per il bene comune occorre accettare la gradualità necessaria al conseguimento delle mete. Non considerare gli avversari politici come nemici o concorrenti da eliminare, ma come garanzia di confronto critico in vista delle vie migliori per giungere alla realizzazione del bene comune. Basta con le accuse, con il dileggio, Dalla politica e dai politici è lecito aspettarsi un radicale cambiamento attitudinale, pena una sempre maggiore deriva populista.
Raoul Bettosini, Lugano