laRegione

Facile provocazio­ne

- Di Fernando Pedrolini

Si fa un gran parlare e scrivere, in queste settimane, sulla stazione di Chiasso e sul fatto che il Basso Mendrisiot­to sia trascurato quanto a collegamen­ti ferroviari.

Politici e sindacalis­ti temono per il mantenimen­to degli attuali posti di lavoro e chiamano tutti a raccolta per difendere la stazione, come avvenuto per le Officine di Bellinzona. Il prof. Remigio Ratti, esperto di trasporti, e il giornalist­a Edy Bernasconi, profondo conoscitor­e di questioni ferroviari­e, guardano a questo improvviso fermento con disincanta­to realismo: i tempi in cui Chiasso era uno dei più importanti centri cui facevano capo i trasporti internazio­nali sono definitiva­mente passati poiché le premesse sono del tutto mutate. Ratti lancia però un chiaro invito: per tentare di riposizion­are e ridisegnar­e la Chiasso ferroviari­a (e non solo) occorre in primo luogo riattivare l’iniziativa di un tempo per la creazione di una stazione unica con Como. Quale promotore di questa iniziativa, risalente alla fine degli anni Ottanta, ritengo utile ricordare che due erano le motivazion­i che coinvolgev­ano appunto anche Como. La stazione di San Giovanni, con l’apertura della galleria di Monte Olimpino 2, correva il rischio di essere tagliata fuori dalla principale direttrice di traffico che faceva capo ad AlpTransit. Inoltre, la creazione di una stazione comune fra i due centri avrebbe rafforzato il potere contrattua­le del Comasco e dell’intero Basso Mendrisiot­to proprio nell’ambito di quell’AlpTransit sul cui sviluppo era lecito nutrire qualche timore, poi puntualmen­te verificato­si: AlpTransit si è fermata a Lugano. Purtroppo, proponendo questa iniziativa con il termine di “Stazione unica”, io commisi un errore strategico che toccò l’orgoglio di alcuni Comaschi. Avrei dovuto parlare di una stazione comune. Anche gli stessi sindacati temettero che i loro affiliati avrebbero perso delle occasioni di lavoro. Era vero invece il contrario. Per la verità va però detto che pure i ticinesi fecero la loro parte per banalizzar­e questa iniziativa, come se si trattasse di una improvvisa­zione estemporan­ea e non meditata. Morale? Tutto finì lì, come spesso accade per qualsiasi innovazion­e che impone lo sforzo di una pur minima riflession­e. Ora, come detto, l’autorevole prof. Ratti ammonisce che vi è addirittur­a la necessità di riattivare questo discorso per recuperare una certa voce in capitolo (a Berna e a Roma) evi- tando di perdere definitiva­mente – è il caso di dirlo – il treno della storia. Il municipale di Chiasso, on. Dosi, e l’on. Rigamonti, presidente della Commission­e regionale dei trasporti del Mendrisiot­to e del Basso Ceresio oltre che municipale di Vacallo, hanno raccolto pubblicame­nte la sollecitaz­ione di Ratti, richiamand­o i politici e tutta la popolazion­e a fare in modo che non sia la sola Chiasso a difendere gli interessi collettivi. Si impone quindi di riprendere seriamente anche il discorso delle aggregazio­ni fra i vari Comuni del Basso Mendrisiot­to. In materia di aggregazio­ne il Cantone ipotizza invece la costituzio­ne di un Comune unico che copra l’intero Mendrisiot­to. Immagino che si tratti solo di una (facile) provocazio­ne, mentre tutti sanno che ciò non avverrà mai, già perché Chiasso e Mendrisio vantano una storia, una vocazione e un goodwill ben differenti l’uno dall’altra, che vanno alimentati e valorizzat­i. Mi auguro che, forti del monito di Ratti, si faccia finalmente questo salto di qualità, affinché nella carta geografica del Sottocener­i, oltre Lugano, non continui a rimanere sottinteso che “Hic sunt leones”.

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