Facile provocazione
Si fa un gran parlare e scrivere, in queste settimane, sulla stazione di Chiasso e sul fatto che il Basso Mendrisiotto sia trascurato quanto a collegamenti ferroviari.
Politici e sindacalisti temono per il mantenimento degli attuali posti di lavoro e chiamano tutti a raccolta per difendere la stazione, come avvenuto per le Officine di Bellinzona. Il prof. Remigio Ratti, esperto di trasporti, e il giornalista Edy Bernasconi, profondo conoscitore di questioni ferroviarie, guardano a questo improvviso fermento con disincantato realismo: i tempi in cui Chiasso era uno dei più importanti centri cui facevano capo i trasporti internazionali sono definitivamente passati poiché le premesse sono del tutto mutate. Ratti lancia però un chiaro invito: per tentare di riposizionare e ridisegnare la Chiasso ferroviaria (e non solo) occorre in primo luogo riattivare l’iniziativa di un tempo per la creazione di una stazione unica con Como. Quale promotore di questa iniziativa, risalente alla fine degli anni Ottanta, ritengo utile ricordare che due erano le motivazioni che coinvolgevano appunto anche Como. La stazione di San Giovanni, con l’apertura della galleria di Monte Olimpino 2, correva il rischio di essere tagliata fuori dalla principale direttrice di traffico che faceva capo ad AlpTransit. Inoltre, la creazione di una stazione comune fra i due centri avrebbe rafforzato il potere contrattuale del Comasco e dell’intero Basso Mendrisiotto proprio nell’ambito di quell’AlpTransit sul cui sviluppo era lecito nutrire qualche timore, poi puntualmente verificatosi: AlpTransit si è fermata a Lugano. Purtroppo, proponendo questa iniziativa con il termine di “Stazione unica”, io commisi un errore strategico che toccò l’orgoglio di alcuni Comaschi. Avrei dovuto parlare di una stazione comune. Anche gli stessi sindacati temettero che i loro affiliati avrebbero perso delle occasioni di lavoro. Era vero invece il contrario. Per la verità va però detto che pure i ticinesi fecero la loro parte per banalizzare questa iniziativa, come se si trattasse di una improvvisazione estemporanea e non meditata. Morale? Tutto finì lì, come spesso accade per qualsiasi innovazione che impone lo sforzo di una pur minima riflessione. Ora, come detto, l’autorevole prof. Ratti ammonisce che vi è addirittura la necessità di riattivare questo discorso per recuperare una certa voce in capitolo (a Berna e a Roma) evi- tando di perdere definitivamente – è il caso di dirlo – il treno della storia. Il municipale di Chiasso, on. Dosi, e l’on. Rigamonti, presidente della Commissione regionale dei trasporti del Mendrisiotto e del Basso Ceresio oltre che municipale di Vacallo, hanno raccolto pubblicamente la sollecitazione di Ratti, richiamando i politici e tutta la popolazione a fare in modo che non sia la sola Chiasso a difendere gli interessi collettivi. Si impone quindi di riprendere seriamente anche il discorso delle aggregazioni fra i vari Comuni del Basso Mendrisiotto. In materia di aggregazione il Cantone ipotizza invece la costituzione di un Comune unico che copra l’intero Mendrisiotto. Immagino che si tratti solo di una (facile) provocazione, mentre tutti sanno che ciò non avverrà mai, già perché Chiasso e Mendrisio vantano una storia, una vocazione e un goodwill ben differenti l’uno dall’altra, che vanno alimentati e valorizzati. Mi auguro che, forti del monito di Ratti, si faccia finalmente questo salto di qualità, affinché nella carta geografica del Sottoceneri, oltre Lugano, non continui a rimanere sottinteso che “Hic sunt leones”.