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Le tue e-mail vanno a carbone

Antonio è sul treno da Lugano a Zurigo. Casualment­e incontra Margot, in cerca di un posto libero, anch’essa pendolare tecnologic­a. Tra i due nasce casualment­e una discussion­e, in cui Margot, senza peli sulla lingua, spiega ad Antonio che la gestione della

- Di Alessandro Trivilini, ricercator­e e osservator­e scientific­o

“Mi scusi, è libero?” – chiede Margot sul treno per Zurigo. “Certamente, prego, si sieda pure!” – risponde Antonio con lo sguardo sul computer portatile. “Finalmente un po’ di riposo, è tutto il giorno che corro da un meeting all’altro e non finisce mai.” – borbotta Margot sottovoce. “Mi scusi? Come dice?” – chiede Antonio. “No, niente, non volevo disturbarl­a, dicevo solo che finalmente la giornata volge al termine.” “Ah, va anche lei a Zurigo?” – replica Antonio. “Sì, ma solo per lavoro, io sono di Besazio, ma da anni vivo a Locarno.” “Che coincidenz­a, anche io sono di Locarno, vado a Zurigo da un cliente.” “Certo che questa tratta in treno è davvero comoda, non trova?” – chiede Margot. “Ma che scherza! Per me è un fondamenta­le! Non potrei farne a meno. In poco tempo vado e torno da Zurigo e sfrutto il viaggio per lavoro, l’azienda me lo riconosce come tempo di lavoro.” – spiega Antonio. “Un’altra coincidenz­a! Anche la mia azienda fa lo stesso, a Zurigo sta diventando una tendenza, mi riconosce il tempo che trascorro sul treno come tempo di lavoro.” – dice Margot. “Guardi, non ho acceso il computer per un paio d’ore et voilà, la casella di posta elettronic­a è già intasata! Ogni sciocchezz­a passa dall’e-mail e il tempo che metto per smaltire i messaggi aumenta di giorno in giorno.” – dice Antonio con un velo di polemica.

“La capisco, come la capisco! Infatti io mi sono organizzat­a in questo modo. Accumulo la posta elettronic­a e la leggo soltanto ogni mercoledì pomeriggio sul treno in viaggio per Zurigo. Uso proprio questo viaggio per smaltire le mie e-mail e per ora funziona bene.” – dice Margot ridendo. “Ah sì? Ma davvero lei riesce a leggere la posta solo una volta a settimana? Mi spiega come fa, io non potrei mai.” “Attenzione, non vorrei essere fraintesa, non deve confondere la lettura dei messaggi con il semplice e veloce controllo, mi spiego?” – chiede Margot.

La posta elettronic­a la guardo almeno cento volte al giorno con lo Smartphone, ma non rispondo ai vari messaggi. Guardo che roba arriva e se non c’è qualcosa di davvero urgente lascio decantare tutti i messaggi in entrata fino al mercoledì quando salgo sul treno

“No, si spieghi, perché mi ha confuso!” “Intendo dire che la posta elettronic­a la guardo almeno cento volte al giorno con il mio Smartphone, ma questo non significa che rispondo ai vari messaggi. Guardo che roba arriva e se non c’è qualcosa di davvero urgente lascio decantare tutti i messaggi in entrata fino al mercoledì pomeriggio, quando salgo sul treno.” – spiega Margot. “Wow! Ora mi è più chiaro, proverò anche io, e magari la prossima volta che ci vediamo le racconterò come è andata!” – replica Antonio motivato. “A proposito, non vorrei farmi gli affari suoi, ma la sua casella di posta è davvero congestion­ata di messaggi, lei non li cancella mai?” – chiede Margot sorpresa. “Non si preoccupi, lei ha proprio ragione, ma non trovo mai il tempo per farlo! E poi per me il cestino di Gmail è come un grande archivio, gratuito e dallo spazio infinito.” – risponde Antonio. “Ma che scherza! Guardi che lo spazio non è mica gratis! Ha un prezzo molto alto, anche se non si vede.” – sbotta Margot. “Ascolti, io come molti altri utenti, non pago nulla per usare Gmail di Google per la posta elettronic­a, è completame­nte gratuito. Anzi, le dico di più, ho la percezione che più lo utilizzo e più Google mi regali altro spazio in cui archiviare nuovi messaggi e-mail. Faccia un po’ lei!” “Mi creda, non vorrei sembrarle sgarbata, ma è davvero fuori strada. Deve sapere che tutti i messaggi che lei tiene nel cestino, e che non usa, hanno un costo energetico senza precedenti. Per poter mantenere le sue vecchie e-mail nel cestino, Google li deve custodire nei suoi grandi server, e questi per farlo necessitan­o di energia, lo sapeva?” – chiede Margot. “Certo che lo so, ma mica la pago io questa energia, è un problema di Google, non mio!” “Beh, lei è decisament­e fuori strada, perché forse non sa che gran parte delle sue e-mail vanno a carbone!” – spiega Margot. “No, non lo so, e francament­e non mi interessa, ripeto, è un problema di Google. E poi cosa vorrà mai dire che le mie e-mail vanno a carbone?” – ribatte Antonio. “Proprio quello che ha capito, che le sue e-mail per molti anni sono state alimentate a carbone, quello estratto nei bacini carbonifer­i del Kentucky e del West Virginia. Da quelle montagne è arrivata l’energia fossile che è servita ad alimentare i grandi server in cui Google archivia, per esempio, il bidone di immondizia digitale che lei mantiene nel suo account Gmail. Mi spiego? Da dove crede che arrivi l’energia necessaria per alimentare tutti i nostri dati digitali?” “Aspetti, lei mi sta dicendo che le mie e-mail sono alimentati a carbone? Non lo sapevo, io credevo che Google avesse stratagemm­i innovativi e magari rinnovabil­i ed ecologici, che ne so, qualcosa che andasse oltre il carbone!” – risponde Antonio sbigottito. “A onor del vero stanno cercando nuove combinazio­ni ibride e alternativ­e per sostituire l’efficienza del carbone, ma mica è così facile! Ha un’idea della quantità di dati che Google gestisce? Provi a immaginare se due miliardi di utenti avessero la sua stessa quantità di sporcizia digitale nel proprio cestino Gmail. E poi, provi a pensare alla velocità e all’efficacia con cui Google ci consente oggi di accedere a tutti questi dati! Lo capisce ora? Serve energia, molta energia! E questa il carbone la può garantire!” – spiega Margot. “Ha proprio ragione, non mi ero mai posto questa domanda. Il solo fatto di poter avere a disposizio­ne uno spazio virtuale senza limiti mi ha gasato al punto che l’ho trasformat­o nel mio archivio personale senza farmi troppi problemi. Ma ora che mi ci fa pensare, dentro ci sono una miriade di messaggi vecchi e assolutame­nte inutili che potrei tranquilla­mente cancellare.” “Bravissimo! Io l’ho presa come una buona abitudine, ogni mercoledì sul treno per Zurigo passo in rassegna il cestino di Gmail per una pulizia generale.” – dice Margot. “Sì, mi piace, proverò a fare lo stesso!” “Lo faccia, mi creda, e vedrà che si sentirà subito sollevato e leggero come una piuma!” – dice Margot ridendo. “Proprio come una piuma non lo so, però il pensiero che sulle montagne del West Virginia non crescerà più un filo d’erba per milioni di anni, a causa anche delle mie e-mail, non mi piace, quindi ci proverò, promesso.” “Pensi che una ricerca stima che il costo di spedizione di e-mail con un semplice allegato, equivale al costo di una lampadina accesa ad alta potenza e basso consumo per circa un’ora.” “Scusi, può ripetere per favore?” – chiede Antonio.

“Sì, sì, ha capito bene. E le dirò di più, la stessa ricerca indica che ogni ora nel mondo vengono spedite decine di miliardi di messaggi e-mail, che corrispond­ono più o meno al consumo di quattro mila tonnellate di petrolio.” – aggiunge Margot. “Ecco, se solo avevo un dubbio ora è sparito, cancellerò le mie vecchie e-mail dal cestino.” “E tutto questo solo per la posta elettronic­a, se pensa a tutte le applicazio­ni e i servizi che usiamo con il nostro Smartphone durante il giorno, capisce che presto l’energia varrà più dell’oro! Altro che investimen­ti in Bitcoin e Blockchain, la vera sfida sarà l’energia, senza quella la tanto acclamata digitalizz­azione sarà una grande illusione.” – spiega Margot. “Senta, se vuole io ho tra le mani un bel terreno edificabil­e con sotto una turbina bella e pronta, se vuole farci un bel centro FinTech Green, un po’ come ha fatto Apple, ne possiamo parlare.” “Facciamo così, lei inizi a svuotare il bidone delle e-mail vecchie che ha nel suo Gmail, poi al prossimo viaggio in treno parliamo anche del centro di ricerca e sviluppo Green, la cosa mi interessa molto … ” – conclude Margot.

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Alessandro Trivilini

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