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Poca paura del terrorismo

Secondo un sondaggio l’87% degli svizzeri si dice ottimista per quanto riguarda il futuro Un’indagine rivela che la popolazion­e ha fiducia nelle autorità e nelle istituzion­i. Inoltre sempre più giovani reputano l’esercito necessario.

- Bare/Ats

La popolazion­e non si è mai sentita così ottimista come oggi: ha poca paura del terrorismo; ha fiducia nelle autorità, nelle istituzion­i e nei media; e i giovani valutano in modo positivo l’esercito. È quanto rivela l’ultimo sondaggio annuale dell’Accademia militare del Politecnic­o federale di Zurigo, presentato ieri a Berna. Secondo l’indagine, che viene svolta nella forma attuale dal 1999, l’87% degli svizzeri si dice ottimista per quanto riguarda il futuro, vale a dire il 5% in più rispetto al 2017. Si tratta di un valore storico, affermano gli autori dello studio. Più scarsa è invece la disponibil­ità all’apertura all’Europa: solo il 16% approvereb­be un’adesione all’Ue, mentre la neutralità continua a godere di una grande approvazio­ne (95%). È leggerment­e aumentato anche il senso di sicurezza della popolazion­e: l’83% degli intervista­ti si dice essere sereno negli spazi pubblici. Secondo i ricercator­i questo è dovuto al fatto che ci sono stati pochi attacchi terroristi­ci nei Paesi vicini alla Svizzera. Proprio per quanto riguarda il terrorismo, l’89% degli interpella­ti (stesso valore del 2017) afferma che debba essere combattuto maggiormen­te. In questo contesto per quanto riguarda il dilemma tra più sicurezza o maggiore libertà, gli svizzeri si esprimono chiarament­e a favore della sicurezza: il 64% si dice favorevole a una limitazion­e della libertà personale. Anche l’estremismo dovrebbe essere combattuto in modo più intenso: l’80% della popolazion­e vorrebbe un maggiore sforzo nel lottare contro quello di destra, mentre il 68% contro quello di sinistra (si tratta anche in questo caso del valore più alto dal 1999). Per quanto riguarda la fiducia nelle istituzion­i e nelle autorità, il valore del 2018 si rivela essere superiore alla media pluriennal­e: su una scala da 1 a 10 si situa a 6,7, contro il 6,3 se si consideran­o tutti gli anni precedenti. La fiducia maggiore è riposta, come in passato, nella polizia, seguita dai tribunali. Al terzo posto troviamo il Consiglio federale. A metà classifica si situano l’economia, l’esercito e il parlamento nazionale. Per la prima volta emerge che i cittadini si fidano di più dei media che dei partiti politici, che occupano ora l’ultima posizione. Secondo gli autori del sondaggio, la stima maggiore nei mezzi di comunicazi­one avrebbe a che fare con la campagna di votazione sull’iniziativa ‘No Billag’, durante la quale ci sono stati dibattiti sul valore dell’informazio­ne giornalist­ica per la democrazia diretta. Come in passato, gli svizzeri valutano in modo positivo l’esercito: l’81% degli interpella­ti lo reputa necessario. Generalmen­te le persone tra i 18 e i 29 anni sono scettici sulle forze armate. Tuttavia quest’anno non è più così: il 79% dei giovani crede che l’esercito svizzero sia necessario. Si tratta del 10% in più rispetto al 2017. I ricercator­i spiegano questo aumento, da un lato con l’attuale instabilit­à del contesto politico internazio­nale e dall’altro con la tendenza delle nuove generazion­e a essere più conservatr­ici. Per la prima volta, nel 2018, è anche stato analizzato il cosiddetto fenomeno della ‘bolla di filtraggio’ su internet, in particolar­e in rapporto ai temi politici sui social media come Facebook o Twitter. Secondo lo studio una grande maggioranz­a della popolazion­e discute di politica con persone che non la pensano allo stesso modo. Per un quarto degli intervista­ti emerge invece la tendenza di isolarsi in una ‘bolla’ che rappresent­a solo le loro idee, escludendo quelle opposte o contrarie. Per i ricercator­i, i cittadini che scambiano opinioni solo con persone che hanno le loro stesse idee politiche, si sentono tendenzial­mente più insicuri, rispetto a coloro che discutono anche con gente che ha convinzion­i diverse. Questo fenomeno non presenta differenze per quanto riguarda età, sesso, grado d’istruzione, orientamen­to politico o reddito. I dati sono stati raccolti tra il 4 e il 30 gennaio. Sono stati intervista­ti 1’209 cittadini con diritto di voto in tutte le regioni linguistic­he.

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TI-PRESS La polizia gode di molta credibilit­à

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