Il tramonto di Rajoy
Dopo la condanna per corruzione di diversi membri del Partito popolare spagnolo
Il primo ministro rischia di doversi dimettere. I Socialisti annunciano la sfiducia, gli alleati di Ciudadanos chiedono elezioni anticipate.
Forse il gatto si è giocato la sua settima vita. Il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy, che dal 2011 a oggi ha affrontato con successo ogni crisi politica ed economica, potrebbe presto essere costretto a dimettersi. Un epilogo accelerato dal più grave caso di corruzione nella storia della Spagna post-franchista, l’ultimo di una serie di scandali che hanno investito il ‘suo’ Partito popolare (Pp). I fatti sono noti: nell’ambito del ‘caso Gürtel’, un’indagine iniziata già nel 2007, l’Audiencia Nacional ha condannato giovedì 29 membri del Pp e imprenditori, comminando un totale di 351 anni di prigione e 44 milioni di euro di multe per riciclaggio, evasione fiscale e corruzione. La sentenza di primo grado sembra confermare l’esistenza di una “contabilità parallela” (la cosiddetta ‘cassa B’) all’interno del partito, dalla quale passavano finanziamenti illegali, destinati soprattutto alle segreterie delle comunità autonome di Madrid e Valencia. Una cassa che Rajoy ha detto di ignorare: ma il tribunale ha messo in dubbio la credibilità della sua testimonianza. Ed è suonata patetica anche l’ultima giustificazione del primo ministro: “Il Pp è molto di più di 10 o 15 casi isolati”. Ieri il leader del Partito socialista (Psoe) Pedro Sánchez, che col Pp pareva avere stretto un patto di non-belligeranza, ha annunciato una ‘moción de censura’: se dovesse ottenere la maggioranza dei voti parlamentari, potrebbe sostituire personalmente Rajoy e convocare elezioni anticipate. Finora, a tenere a galla il governo di minoranza era la divisione degli altri partiti: Sánchez non era riuscito a mettere d’accordo i catalani filo-Madrid di Ciudadanos (centrodestra) e la sinistra di Podemos. Adesso Ciudadanos – davanti a tutti nei sondaggi – ha dichiarato “finita” la legislatura e ha chiesto nuove elezioni, ma per ora il giovane leader Albert Rivera non ha appoggiato la mozione del Psoe. Lo ha fatto invece Podemos, in risalita dopo le ambiguità sulla crisi catalana, ma che presto potrebbe perdere il leader Pablo Iglesias: i militanti voteranno fino a domenica in un referendum per stabilire se ha violato il codice etico, acquistando una villa da 600mila euro. Sánchez può cercarsi il sostegno necessario anche fra gli indipendentisti baschi e catalani, che finora aveva tenuto alla porta, ma che nutrono un odio viscerale nei confronti del ‘fascista’ Rajoy. Che per ora si rifiuta di sciogliere le camere, e rilancia accusando il segretario Psoe di doppio gioco: proprio la sfiducia impedirebbe di sciogliere subito le camere, incoronandolo senza elezioni.