Donald riapre a Kim: ‘Stiamo parlando’ Colombia al voto dopo l’accordo con le Farc Incontro già il 12 giugno, forse In vantaggio i conservatori, eredi del ‘vecchio’ Uribe
Washington - Che süpa. Donald Trump riapre al summit con il leader nordcoreano Kim Jong-un, cancellato ieri per “l’aperta ostilità” manifestata da Pyongyang, affermando che il vertice in realtà potrebbe anche tenersi. “Vedremo cosa succede. Potrebbe essere addirittura il 12 giugno”, ha replicato il presidente Usa alle domande dei giornalisti prima di lasciare la Casa Bianca con il Marine One. Un ribaltone rispetto ai duri giudizi che 24 ore prima avevano lasciato di stucco il mondo intero e irritato Seul, all’oscuro di tutto. “Stiamo parlando con loro adesso. Loro vogliono farlo veramente. Noi anche vorremmo. Vedremo che succede”. Il ripensamento è maturato con la rapida e conciliante risposta del Nord dopo lo stop di Trump al vertice di Singapore: “La parte americana sappia che abbiamo ancora l’intento di sederci con gli Usa per risolvere i problemi in ogni momento”, aveva affermato il viceministro degli Esteri Kim Kye-gwan in mattinata. Basta che vi decidiate, ragazzi. Bogotà – I colombiani affrontano domenica il primo turno delle elezioni presidenziali – i sondaggi danno per inevitabile un ballottaggio per il 17 giugno – in un contesto politico difficile. La firma dell’accordo di pace con le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) ha posto fine a mezzo secolo di conflitto armato interno e disarmato circa 7mila guerriglieri, ma la pace è ancora lontana, soprattutto in alcune regioni rurali del Paese. Almeno mille dissidenti delle Farc non hanno accettato la pace, e il favorito dai sondaggi, Iván Duque del Centro democratico (il partito conservatore dell’ex presidente Álvaro Uribe) intende correggere delicati aspetti dell’accordo come la giurisdizione speciale per i crimini di guerra e la distribuzione di terreni. Secondo i sondaggi, Duque dovrebbe ottenere circa il 40% dei voti domenica prossima, a una decina di punti dal suo principale rivale, Gustavo Petro (sinistra). La questione della violenza armata è legata a sua volta a quella del narcotraffico: secondo dati dell’Onu le coltivazioni di coca in Colombia hanno raggiunto ormai i 146mila ettari, e gli Usa premono sui colombiani perché rafforzino la loro politica di controllo. A ciò si aggiunge il crescente malcontento per la corruzione politica e il modo in cui la giustizia locale affronta la sfida dei criminali, con o senza colletto bianco. In campo economico, la priorità assoluta del prossimo governo dovrà essere la riduzione della spesa pubblica.