‘Serve una soluzione subito’
Deflussi minimi dei fiumi Moesa e Calancasca non rispettati: la Società di pesca chiede interventi
Il governo grigionese ha recentemente ordinato alle centrali idroelettriche di trovare dei correttivi, ma la lunga procedura non soddisfa i pescatori
«I soldi si rigenerano, la nostra fauna e la nostra flora non si rigenerano più e, una volta distrutti, il danno rischia di essere irrimediabile». I pescatori di Mesolcina e Calanca, tramite il presidente della Società Pesca Moesa Sacha Tamò, tornano all’attacco sull’annosa questione dei deflussi minimi nei fiumi Moesa e Calancasca a seguito dello sfruttamento dell’acqua per la produzione di energia. Lo spunto lo fornisce una decisione del Consiglio di Stato grigionese comunicata a mezzo stampa un paio di settimane fa. “I gestori di impianti idroelettrici devono eliminare gli effetti dello sfruttamento della forza idrica”, s’intitola il breve paragrafo contenuto nel comunicato pubblicato il 14 maggio in cui si precisa che il governo obbliga la società Elettricità Industriale Sa – che gestisce le centrali idroelettriche di Grono e Lostallo – le Officine Idroelettriche di Mesolcina Sa (centrale di Soazza) e la Calancasca Sa (centrale di Sassello) “ad adottare misure” per evitare le oscillazioni del livello dell’acqua nei fiumi causate dai deflussi discontinui a valle delle centrali idroelettriche. Misure di risanamento concrete che, citiamo, “dovranno essere definite nel corso degli ulteriori lavori di progettazione”. Una notizia che da una parte la Società di pesca Moesa accoglie con soddisfazione, come spiega Tamò da noi contattato, perché d’accordo di principio con la decisione del governo. Dall’altra, però, «la notizia è vaga e confusionale e di certo non possiamo dire di essere giunti a una conclusione», spiega il presidente. «Considerando che nei prossimi 10 anni è molto probabile che non vedrà la luce alcun progetto di risanamento (vedi articolo sotto, ndr), chiediamo che Cantone e Confederazione intervengano presso le società idroelettriche imponendo dei termini temporali ben precisi».
Greto asciutto e pesci morti
Lo sfruttamento della forza idrica «sta creando un problema ambientale non da poco», continua Tamò, spiegando che società e Ufficio caccia e pesca sono intervenute negli anni con immissioni di pesci ma senza risolvere il problema generato dai deflussi insufficienti e incostanti. «Lo scorso febbraio e marzo nella Calancasca abbiamo trovato diversi pesci morti. Il greto del fiume a Santa Domenica era completamente asciutto», spiega Tamò. Solo un intervento del guardiapesca che ha contattato le centrali e fatto immettere loro più acqua nel fiume ha permesso di migliorare la situazione. La rabbia dei pescatori – pronti a far sentire la loro voce a livello politico cantonale – è causata anche dalla mancata realizzazione di un bacino di compensazio-
ne previsto a Cabbiolo, che avrebbe dovuto mitigare gli effetti dei deflussi insufficienti. «Gli uffici cantonali nel 2011 ci avevano garantito che la realizzazione del progetto pilota sarebbe iniziata nel giro di 2-3 anni, ma invece è stato messo nel cassetto e non è più stato fatto nulla»,
aggiunge Tamò. Altro progetto nel cassetto, ricordiamo, è quello di Axpo per una nuova microcentrale in Mesolcina: osteggiato da pescatori e canoisti sempre a causa dei deflussi del fiume, è per ora congelato. Come in quell’occasione, anche ora la richiesta dei pescatori è di
investire in altri ambiti piuttosto che nell’idroelettrico già sufficientemente sfruttato. Primo fra tutti il turismo: «Con sufficiente acqua nei fiumi potremmo per esempio sfruttare il potenziale rappresentato dal canoismo», sottolinea il presidente.