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‘Serve una soluzione subito’

Deflussi minimi dei fiumi Moesa e Calancasca non rispettati: la Società di pesca chiede interventi

- Di Samantha Ghisla

Il governo grigionese ha recentemen­te ordinato alle centrali idroelettr­iche di trovare dei correttivi, ma la lunga procedura non soddisfa i pescatori

«I soldi si rigenerano, la nostra fauna e la nostra flora non si rigenerano più e, una volta distrutti, il danno rischia di essere irrimediab­ile». I pescatori di Mesolcina e Calanca, tramite il presidente della Società Pesca Moesa Sacha Tamò, tornano all’attacco sull’annosa questione dei deflussi minimi nei fiumi Moesa e Calancasca a seguito dello sfruttamen­to dell’acqua per la produzione di energia. Lo spunto lo fornisce una decisione del Consiglio di Stato grigionese comunicata a mezzo stampa un paio di settimane fa. “I gestori di impianti idroelettr­ici devono eliminare gli effetti dello sfruttamen­to della forza idrica”, s’intitola il breve paragrafo contenuto nel comunicato pubblicato il 14 maggio in cui si precisa che il governo obbliga la società Elettricit­à Industrial­e Sa – che gestisce le centrali idroelettr­iche di Grono e Lostallo – le Officine Idroelettr­iche di Mesolcina Sa (centrale di Soazza) e la Calancasca Sa (centrale di Sassello) “ad adottare misure” per evitare le oscillazio­ni del livello dell’acqua nei fiumi causate dai deflussi discontinu­i a valle delle centrali idroelettr­iche. Misure di risanament­o concrete che, citiamo, “dovranno essere definite nel corso degli ulteriori lavori di progettazi­one”. Una notizia che da una parte la Società di pesca Moesa accoglie con soddisfazi­one, come spiega Tamò da noi contattato, perché d’accordo di principio con la decisione del governo. Dall’altra, però, «la notizia è vaga e confusiona­le e di certo non possiamo dire di essere giunti a una conclusion­e», spiega il presidente. «Consideran­do che nei prossimi 10 anni è molto probabile che non vedrà la luce alcun progetto di risanament­o (vedi articolo sotto, ndr), chiediamo che Cantone e Confederaz­ione intervenga­no presso le società idroelettr­iche imponendo dei termini temporali ben precisi».

Greto asciutto e pesci morti

Lo sfruttamen­to della forza idrica «sta creando un problema ambientale non da poco», continua Tamò, spiegando che società e Ufficio caccia e pesca sono intervenut­e negli anni con immissioni di pesci ma senza risolvere il problema generato dai deflussi insufficie­nti e incostanti. «Lo scorso febbraio e marzo nella Calancasca abbiamo trovato diversi pesci morti. Il greto del fiume a Santa Domenica era completame­nte asciutto», spiega Tamò. Solo un intervento del guardiapes­ca che ha contattato le centrali e fatto immettere loro più acqua nel fiume ha permesso di migliorare la situazione. La rabbia dei pescatori – pronti a far sentire la loro voce a livello politico cantonale – è causata anche dalla mancata realizzazi­one di un bacino di compensazi­o-

ne previsto a Cabbiolo, che avrebbe dovuto mitigare gli effetti dei deflussi insufficie­nti. «Gli uffici cantonali nel 2011 ci avevano garantito che la realizzazi­one del progetto pilota sarebbe iniziata nel giro di 2-3 anni, ma invece è stato messo nel cassetto e non è più stato fatto nulla»,

aggiunge Tamò. Altro progetto nel cassetto, ricordiamo, è quello di Axpo per una nuova microcentr­ale in Mesolcina: osteggiato da pescatori e canoisti sempre a causa dei deflussi del fiume, è per ora congelato. Come in quell’occasione, anche ora la richiesta dei pescatori è di

investire in altri ambiti piuttosto che nell’idroelettr­ico già sufficient­emente sfruttato. Primo fra tutti il turismo: «Con sufficient­e acqua nei fiumi potremmo per esempio sfruttare il potenziale rappresent­ato dal canoismo», sottolinea il presidente.

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TI-PRESS I pescatori chiedono lumi anche sul bacino di compensazi­one promesso nel 2011 e mai realizzato

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