La Confederazione deciderà quali progetti di rinaturazione finanziare
La decisione sull’obbligo di risanamento presa recentemente dal governo cantonale fa parte della prima fase della nuova procedura d’indennizzo per la rinaturazione delle acque, entrata in vigore lo scorso 1° gennaio. Come spiega alla ‘Regione’ Remo Fehr, capo Ufficio per la natura e l’ambiente del Canton Grigioni, si tratta di una decisione importante perché permette alle centrali idroelettriche di attingere ai fondi Swissgrid previsti per finanziare progetti di rinaturazione. I costi della progettazione ordinata alle società idroelettriche dal Cantone saranno dunque a carico della Confederazione. Come sottolinea Fehr, l’incognita riguarda invece quali progetti per la rinaturazione delle acque verranno effettivamente finanziati. Nella lista di impianti con obbligo di risanamento delle oscillazioni artificiali dei flussi sono 20 i casi grigionesi: si tratta del Cantone con più obblighi di risanamento, seguito da Vallese e Zurigo (in Ticino sono 6). «Tramite l’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam), la Confederazione dovrà individuare in quale progetti investire in modo da avere i minori costi e i massimi effetti possibili», spiega il capoufficio. A dipendenza dei vari progetti elaborati in tutta la Svizzera, non è dunque scontato che una parte del fondo nazionale vada a finanziare quelli che verranno studiati per il Moesano allo scopo di mitigare gli effetti dei flussi discontinui sulla fauna ittica. La fase di progettazione durerà circa 4 anni e come sottolinea il presidente della Società pesca Moesa Sacha Tamò, ciò significa che nel corso di parecchi anni c’è il rischio che la situazione rimanga invariata. Da qui la richiesta dei pescatori di misure concrete a corto termine per migliorare le condizioni del fiume, ricordando la sentenza del Tribunale federale (Tf) risalente al 2012. In quell’occasione i giudici del Tf avevano stabilito che le misure previste da una centrale elettrica della Mesolcina non garantivano deflussi residuali sufficienti. Il governo e il Tribunale amministrativo grigionese avevano invece approvato i piani dell’azienda, contestati da Wwf, Pro Natura e Federazione svizzera di pesca.