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Uno studio della Supsi ha scattato una fotografia

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A Stabio oggi convivono persone di 44 nazionalit­à diverse giunte da tutti i continenti (o quasi). In tutto, come illustrano i dati raccolti dal capo servizio socialità e controllo abitanti Fabio Bernasconi, si tratta di 1’118 cittadini stranieri che vanno a sommarsi ai 3’539 svizzeri che vivono nel Comune. Numeri che restituisc­ono un vero e proprio laboratori­o sociale anche agli occhi della Supsi, che ha scelto il Comune di confine per realizzare un suo studio mirato. Con quali risultati? «In sostanza – ci spiega il capo dicastero Previdenze sociali Mauro Durini – è stata scattata una fotografia della nostra realtà per capire cosa può fare un ente locale per integrare al meglio queste persone venute da fuori». E Stabio ha superato la prova. Servizi e piccole-grandi iniziative d’accoglienz­a non mancano.

Un incontro di benvenuto

Accanto agli sportelli informativ­i e alla rete comunale, l’autorità per la prima volta ha pensato, infatti, di organizzar­e un incontro di benvenuto per i nuovi arrivati. «Dal 2017 abbiamo istituito questa consuetudi­ne annuale: una colazione informale durante la quale ci si può conoscere. Per l’occasione – ci spiega Durini – abbiamo organizzat­o pure un giro del paese, con tappa al Museo della civiltà contadina, che ha ricevuto un buon riscontro». Oltre alle coordinate di base e alle indicazion­i pratiche per sapersi muovere nella realtà locale, si è cercato di andare oltre nel dimostrare la propria ospitalità. Anzi, a inizio giugno, annuncia il sindaco Simone Castellett­i, sarà recapitata a tutti i fuochi del Comune una cartina nella quale sono stati illustrati «i luoghi principali e le attrazioni del posto». Una sorta di bussola cartacea che va ad aggiungers­i alla documentaz­ione del Comune e al pieghevole in più lingue distribuit­o dal Cantone. Saper comunicare, in effetti, è il punto di partenza per riuscire a comprender­si meglio. Ecco perché anche a Stabio l’amministra­zione ha deciso di introdurre un corso di italiano. Insomma, un primo passo per sentirsi meno stranieri.

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