Non è politica, è qualità di vita
Vale davvero la pena investire dieci minuti per capire cosa ci propone Samuele Cavadini nel suo programma “Mendrisiofutura”. Spicca su tutto la dimensione umana: ascolto attivo del cittadino, cura dei dettagli, valorizzazione dei luoghi di svago e di socializzazione (e.g. infrastrutture sportive, parchi pubblici, centri culturali). Trova pure ampio spazio il desiderio di adottare contromisure incisive e originali al problema del traffico – indubbiamente uno dei dossier più caldi nel Mendrisiotto. La ricetta di Cavadini contempla, tra altre misure, la costruzione di P&R (anche e di preferenza aldilà della frontiera), il potenziamento di car pooling e car sharing, il completamento di AlpTransit a Sud di Lugano (così da non avere Tilo rimpinzati “alla cinese”) nonché l’estensione della rete ciclopedonale. Riguardo a quest’ultimo punto, un esempio concreto è costituito dalla passeggiata a lago Capolago-Paradiso, un progetto lungimirante in cui Cavadini crede molto.
Pensate: in una bella giornata di sole non si dovrà più andare nel Luganese o nel Locarnese per godersi il lago, passeggiando o in sella a una bicicletta! Un progetto del genere non gioverebbe soltanto alla qualità di vita dei residenti ma costituirebbe un enorme valore aggiunto anche per il turismo, portando ossigeno a quelle attività economiche, come il settore alberghiero e della ristorazione, che oggi arrancano. Un’altra idea promettente, in particolar modo per la mobilità da e per i quartieri, proviene invece da una Commissione di quartiere del Luganese, dove, grazie allo spunto del liberal radicale Nick Meili, saranno installate cinque “panchine del passaggio” (tratta Cassarate-Brè). Grazie all’apertura mentale di Cavadini – ne sono convinto – il pollice alzato passerà presto di moda anche a Mendrisio, rendendo l’autostop un mezzo di spostamento più sicuro (i veicoli sarebbero muniti di autocollante contraddistivo) e utilizzato da ampie fasce della popolazione. In conclusione, il mio sindaco deve avere come priorità la qualità di vita dei cittadini; non la narcisistica ricerca di una poltrona in più. Romano – tra fondazioni, associazioni, società anonime e cariche politiche – occupa attualmente ben tredici (!) poltrone; in quattro casi quella di presidente. Spende come minimo tre mesi all’anno nella lontana Berna, indaffarato al 120% nelle quattro sessioni parlamentari. Cavadini, invece, oltre a vivere e lavorare sul territorio, ha abbandonato da tempo la promettente carriera di parlamentare per dedicarsi anima e corpo a Mendrisio. Nell’era della tecnologia – ne convengo – molto si può fare a distanza. Ma non il sindaco. Non di certo di un borghetto che sempre più sta diventando città, con tutte le sfide che ciò comporta.