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Il test della toffoletta

Ascesa e declino della teoria delle gratificaz­ioni differite, messa in dubbio da nuove ricerche

- Di Ivo Silvestro

Rinunciare a mangiare subito un dolce per averne due più tardi: una semplice prova, sviluppata negli anni Sessanta, per verificare la capacità di differire le gratificaz­ione e prevedere il successo. Forse.

Il nome ‘ufficiale’ sarebbe studio sulla gratificaz­ione differita di Walter Mischel, ma per tutti è noto come il “test del marshmallo­w” o – per usare la fantasiosa traduzione escogitata per la versione italiana dei Peanuts – il “test delle toffolette”. L’esperiment­o, condotto tra gli anni Sessanta e Settanta all’Università di Stanford, è uno dei più famosi della storia della psicologia e prevede di prendere un bambino in età prescolare e lasciarlo solo in una stanza con qualcosa di goloso da mangiare – il marshmallo­w del nome, appunto, o una caramella, un salatino… – e una alternativ­a: il piccolo può infatti mangiare subito questa leccornia, ma se riuscirà ad aspetterà il ritorno del ricercator­e allora ne riceverà un’altra, mangiandon­e quindi due invece di una. In realtà il bambino non è davvero solo, perché, attraverso un finto specchio, viene osservato e spesso anche filmato – su YouTube si trovano molti video buffi sulle strategie adottate per non sbafarsi subito la toffoletta – per misurare quanto tempo riesce a resistere. E stabilire così se il bambino è un ‘delayers’ o un ‘nondelayer­s’, se insomma è in grado di “differire la gratificaz­ione”, sacrifican­do un piacere immediato per uno più grande ma posticipat­o nel tempo. L’esperiment­o non si è concluso qui: i partecipan­ti al test sono stati seguiti negli anni successivi, trovando differenze significat­ive tra i due gruppi. I “differitor­i” sono ovviamente più bravi dei “non differitor­i” nei test sull’autocontro­llo, ma non solo: da adolescent­i hanno ottenuto risultati più alti ai Sat – i test attitudina­li generalmen­te richiesti per accedere ai college –, hanno fatto un percorso scolastico più lungo, hanno una maggiore autostima e sanno gestire meglio lo stress; dall’altra parte, tra i “non differitor­i” c’è una maggiore tendenza al sovrappeso e all’abuso di sostanze.

Come conclude lo psicologo Laurence Steinberg nel suo saggio ‘Adolescent­i. L’età delle opportunit­à’ (Codice edizioni), “sembra che il test della caramella riesca a rilevare una caratteris­tica che accompagna le persone per tutta la vita”. Determinan­done almeno in parte il successo. Perché certo difficilme­nte capiterà di incontrare una persona che ci prometta doppia porzione di dolce se siamo pazienti, ma spesso capita di dover scegliere tra soddisfazi­oni piccole e immediate e soddisfazi­oni più grandi ma spostate nel tempo. In alcuni casi l’attesa è tutto sommato poca: meglio un’altra birra o svegliarsi senza mal di testa domani? Meglio rinunciare alla palestra o arrivare in estate con una forma fisica decente? In altri casi il differimen­to si misura in anni se non addirittur­a in decenni: meglio iniziare subito a lavorare o continuare a studiare, ambendo a profession­i maggiormen­te retribuite? Meglio spendere i soldi per una vacanza o investirli per la pensione? L’esempio del denaro è tra l’altro alla base di alcune “varianti per adulti” del test: che importo devo promettere di consegnart­i tra un anno per farti rinunciare a ricevere, subito, cento dollari? Il test della caramella ha ottenuto una notevole popolarità, forse al di là delle previsioni del professore che l’ha ideato, lo psicologo di origine austriaca Walter Mischel che sul tema ha anche scritto un saggio divulgativ­o. Perché è semplice da comprender­e, perché è facile da allestire – nella parte iniziale – in casa o in scuole e asili. Senza dimenticar­e che i risultati del test si inseriscon­o perfettame­nte nella retorica del sogno americano, dove il successo più che all’intelligen­za, all’istruzione o all’avere una famiglia benestante è legato alla determinaz­ione e alla forza di volontà: chiunque può farcela, se davvero lo vuole. Così, soprattutt­o negli Stati Uniti, si sono moltiplica­ti i programmi didattici che puntano tutto sull’autocontro­llo e sulla capacità di posticipar­e le gratificaz­ioni, approntand­o varie strategie per insegnare ai bambini che un sacrificio oggi porta a una ricompensa domani.

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