L’offensivismo del Liverpool sfida la tecnica del Real Madrid
Per capire il legame esistente tra il Real Madrid e la Champions League, bastano alcuni dati significativi: le “merengues” hanno vinto le ultime sei finali alle quali hanno preso parte e l’ultima volta in cui sono uscite sconfitte Jürgen Klopp era adolescente, Zinedine Zidane non aveva nemmeno nove anni, la Champions League si chiamava ancora Coppa campioni e Kiev era parte integrante dell’Unione Sovietica... Ma ciò non significa che il risultato della finale di questa sera, in programma nella capitale ucraina alle 20.45, sia già stato scritto. Sì, perché in quel 1981 che segnò l’ultima sconfitta del Real Madrid nell’atto conclusivo, ad alzare la Coppa dalle grandi orecchie nel cielo del Parc des Princes fu proprio il Liverpool che stasera proverà a ripetere il colpaccio... «È certo un vantaggio il fatto di possedere maggiore esperienza – afferma il tecnico dei Reds –, ma noi possiamo rivaleggiare con il desiderio, la disponibilità, l’attitudine, il lavoro...». Di esperienza il club inglese ne possiede, alla luce delle 5 vittorie in Champions, ma l’ultima risale a un ormai lontano 2005 (ai rigori contro il Milan dopo aver recuperato dallo 0-3 al 3-3). Il Real, per contro, può contare su due campagne vincenti negli ultimi due anni e punta a una tripletta ottenuta l’ultima volta nel 1976 dal Bayern Monaco. Quella di Kiev sarà la sfida a distanza
tra Cristiano Ronaldo (15 reti in questa edizione) e Mohammed Salah (a quota 10), il primo sovrano regnante di Champions, il secondo astro nascente e pretendente al trono. Il risultato finale sarà condizionato in buona parte dalle prestazioni dei due attaccanti, anche se il Liverpool sul fronte offensivo può disporre di quello che, al momento attuale, è forse il terzetto più forte, con Salah al fianco di Mané e di Firmino. A far male ai Reds, oltre all’opportunismo di Ronaldo, potrebbero essere gli inserimenti dei centrocampisti, in particolare di Isco. Vada come vada quella dell’Olimpico di Kiev dovrebbe essere una
finale improntata al bel gioco e basata su una filosofia offensiva capace di garantire spettacolo. Anche perché entrambi gli allenatori sanno che l’anello debole della catena avversaria è proprio rappresentato dalla difesa, non sempre irreprensibile nel corso della stagione (non a caso sia il Real sia il Liverpool in campionato hanno chiuso lontano dal primo posto). E se Zidane potrebbe diventare il primo tecnico a vincere per tre anni consecutivi la Champions, Klopp dovrà sfatare la tradizione negativa fatta di una sola vittoria (in Coppa di Germania) in cinque finali disputate.