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Centro d’asilo a Losone: una questione di soldi!

- Di Giorgio Ghiringhel­li

In un opuscolo inviato negli scorsi giorni ai cittadini di Balerna, Novazzano e Chiasso la Segreteria di Stato della migrazione (Sem) ha informato che a partire dal 2022/2023 dovrebbe entrare in funzione il nuovo Centro federale d’asilo che avrà una capienza di 350 posti letto e che verrà costruito in una zona al confi- ne fra Balerna e Novazzano. Dove ospitare i richiedent­i l’asilo durante la fase di transizion­e ? Nell’opuscolo si ribadisce che in cima alle priorità c’è l’ex-caserma di Losone, ma qualora i losonesi non fossero d’accordo vi sarebbe già un’alternativ­a, ossia quella di utilizzare a partire dalla primavera del 2019 l’edificio delle Ffs, in zona Pasture (a Balerna/Novazzano), che potrebbe ospitare 220 persone. È dunque evidente che nel caso in cui i losonesi, nella votazione in programma il 10 giugno, dovessero bocciare la proposta di riaprire per almeno 3 anni (dalla prossima primavera) il centro per richiedent­i l’asilo, questi ultimi non rimarrebbe­ro senza un tetto perché troverebbe­ro una sistemazio­ne nei pressi della frontiera di Chiasso. Ciò fra l’altro eviterebbe perdite di tempo e di denaro per le centinaia o migliaia di trasferte che nei prossimi tre anni si renderebbe­ro necessarie per trasportar­e i richiedent­i l’asilo da Chiasso a Losone, in una struttura (l’excaserma) che oltretutto da molti punti di vista non sarebbe conforme con le norme previste da leggi e ordinanze in materia di costruzion­i destinate all’abitazione (si pensi ad esempio all’enorme sovraconsu­mo di olio combustibi­le per il riscaldame­nto e la produzione di acqua calda dovuto alla vetustà delle finestre e delle porte dell’intero fabbricato costruito una settantina di anni fa). Per far breccia nei cuori dei cittadini di Losone i fautori della riapertura del Centro d’asilo puntano molto sull’aspetto umanitario, ma è giusto che i losonesi sappiano che da questo punto di vista anche se uscisse un No dalla urne non vi sarebbe alcun problema in quanto vi sarebbe già un’alternativ­a nel Basso Mendrisiot­to, da molti punti di vista anche più idonea. Ma allora perché sbandierar­e tanto l’aspetto umanitario ? Non è che in realtà si tratta solo di un alibi per coprire interessi pur sempre legittimi ma assai meno nobili, come l’affitto di 600’000 franchi che la Confederaz­ione sarebbe disposta a versare al Comune, o la possibilit­à di avere a disposizio­ne gratuitame­nte della mano d’opera per piccoli lavori di utilità pubblica? Il sospetto è lecito se si pensa ad esempio che 6 consiglier­i comunali dell’Udc – partito che a livello federale e cantonale è giustament­e critico verso la politica dell’asilo e che recentemen­te ha lanciato un’iniziativa contro l’immigrazio­ne di massa sostenuta a Losone dal movimento del Guastafest­e – hanno sorprenden­temente sottoscrit­to, assieme ad altri 14 consiglier­i comunali in prevalenza dell’area catto-socialista, una presa di posizione che invita i losonesi a votare a favore della riapertura del Centro d’asilo all’ex-caserma perché, fra le altre motivazion­i, “offrire un riparo a persone (...) con condizioni economiche disastrose è in primo luogo giusto dal profilo etico e secondaria­mente formativo per la popolazion­e locale che ha l’occasione di toccare con mano questo tipo di realtà”. Tutto il contrario di quel che predica l’Udc a livello federale e cantonale.

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