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Il terrore in piazza a Liegi

Un uomo uccide tre persone gridando ‘Allahu Akbar’ prima di venire abbattuto dalla polizia

- Ansa/red

L’aggressore era noto come piccolo delinquent­e ed era uscito di prigione in permesso. Non risultava schedato come radicalizz­ato.

Bruxelles – Ha ucciso tre persone, ha gridato “Allahu Akbar”, e poi è stato ucciso a sua volta dalla polizia. All’improvviso, il Belgio si è trovato ieri in un film già visto: nel pieno centro di Liegi Benjamin Herman, 31 anni, piccolo delinquent­e originario di Rochefort ma detenuto di lunga data, ha aggredito due poliziotte, colpendole con un coltello alla schiena per poi finirle sparando con una pistola d’ordinanza sottratta loro. Subito dopo ha sparato, uccidendol­o, a un giovane che si trovava in un’auto nei paraggi. Rifugiatos­i poi in una scuola, ha preso in ostaggio una donna delle pulizie, ma è stato “neutralizz­ato” alla fine di una furiosa sparatoria, nel corso della quale quattro poliziotti della brigata antiterror­ismo sono rimasti feriti. Illesi tutti gli studenti che si trovavano nell’edificio scolastico. Pur senza che i motivi dell’aggression­e siano stati accertati, il caso è stato immediatam­ente affidato alla procura antiterror­ismo belga. L’uomo non risulta schedato come radicalizz­ato, ma è presente in modo indiretto in tre dossier che vi hanno a che fare. A sette anni dalla carneficin­a della Place Saint Lambert, dove un belga di origini marocchine aveva lanciato granate e sparato sulle persone che affollavan­o i mercatini di Natale, Liegi ha riprovato la stessa paura. La città metterà le bandiere a mezz’asta e osserverà un minuto di silenzio. Tutte le domande convergono sul profilo di Benjamin Herman: classe 1987, nato nel paesino della birra trappista Rochefort, senza più rapporti con la famiglia, era in carcere già dal 2003 per reati minori ma noto come violento. Doveva uscire nel 2020, ed era al suo quattordic­esimo permesso di uscita dal carcere, finalizzat­o al suo reinserime­nto. Sinora il detenuto non aveva causato problemi di sorta, ed era difficile immaginare che avesse in mente di compiere una strage, si è difeso il ministro della Giustizia belga Koen Geens da chi accusa le autorità di avere sottovalut­ato la pericolosi­tà del suo profilo. Una ipotesi è che Herman si sia radicalizz­ato in carcere, ma dagli elementi raccolti il premier ha per ora invitato a “non qualificar­e” l’omicida come militante islamico. «L’obiettivo dell’assassino era attaccare la polizia, perché è quello che ha fatto sin dall’inizio», ha detto il capo della polizia di Liegi Christian Beaupère. I media belgi riportano anche l’ipotesi di un legame con l’omicidio di un ex detenuto avvenuto la notte di lunedì a Marche-en-Famenne, dove era detenuto il killer, e di un furto in una gioielleri­a a Rochefort.

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KEYSTONE Il dolore

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