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Amianto, prescrizio­ne a 20 anni

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Il termine di prescrizio­ne assoluto per danni alle persone deve essere prolungato a 20 anni. Il periodo attuale di 10 anni è infatti troppo breve. Lo ha deciso ieri il Consiglio degli Stati, con 28 voti contro 7, allineando­si così alla decisione del Nazionale della scorsa sessione. Il dossier è quindi pronto per le votazioni finali. Pur essendo una decisione chiara, il processo con cui si è arrivati a tale conclusion­e è stato lungo e controvers­o. Il motivo principale per cui si è arrivati a discutere di un prolungame­nto del termine di prescrizio­ne assoluto sono state le vittime dell’amianto. In questo contesto il parlamento aveva incaricato nel 2007 il Consiglio federale di presentare una modifica legislativ­a. Il governo aveva così proposto di prolungare a 30 anni il termine, visto che ci sono patologie che vengono alla luce solo dopo molto tempo. Il Nazionale l’aveva poi accorciato a 20 anni. Dal canto loro gli Stati avrebbero voluto introdurre una disposizio­ne retroattiv­a che avrebbe permesso alle vittime dell’amianto di chiedere un risarcimen­to anche per danni ormai prescritti. Alla Camera del popolo questa idea non era però piaciuta e aveva così confermato la sua decisione precedente di raddoppiar­e il termine attuale (criticato anche dalla Corte europea dei diritti umani, perché troppo breve). Nel frattempo è anche stato istituito un Fondo di indennizzo a favore delle vittime dell’amianto per dare la possibilit­à a coloro che non possono più rivolgersi a un tribunale di essere risarciti. Secondo Stefan Engler (Ppd/Gr), la decisione di ieri è un compromess­o ragionevol­e. «Andare oltre i 20 anni significa dare false speranze alle vittime», ha aggiunto. Thomas Hefti (Plr/Gl) ha invece tentato invano di convincere il plenum che un raddoppio del termine non avrebbe aumentato la sicurezza del diritto.

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