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Il sentimento animale

Intervista all’etologo Roberto Marchesini, sabato a Losone per una ‘passeggiat­a postumanis­ta’

- Di Ivo Silvestro

‘La bellezza della relazione con il cane è che è un cane, non un bambino’ ci spiega Marchesini che ci invita a riscoprire la nostra umanità nel rapporto con gli animali ‘lasciandoc­i portare in mondi diversi dal nostro’ Una passeggiat­a che potrebbe cambiare la nostra visione del mondo o, quantomeno, del nostro cane e forse di noi stessi: è la proposta della Casa degli Animali di Rete Uno per sabato prossimo, 2 giugno, dalle 12 alle 16 al Meriggio di Losone. L’obiettivo della passeggiat­a – a iscrizione obbligator­ia; info: rsi.ch/picnicaqua­ttrozampe – è infatti conoscere maggiormen­te il proprio cane, le sue dinamiche e comportame­nti. Alla giornata parteciper­à anche l’etologo Roberto Marchesini, autore di numerosi saggi tra cui i “dizionari bilingui” italiano-cane e italianoga­tto, oltre al recente ‘L’identità del cane’. Marchesini è anche “filosofo postumanis­ta”, il che significa – ci spiega – «affermare che la cultura dell’essere umano nasce dalla relazione con gli animali».

In che misura è una tesi ‘postumanis­ta’?

Perché supera quella visione umanista secondo cui la cultura è emanazione dell’essere umano, una visione basata sul concetto di prometeism­o per cui l’arte, la musica, la danza sono una realizzazi­one solitaria dell’uomo in lotta con la natura ostile. Il punto fondamenta­le della visione postumanis­ta è invece considerar­e l’essere umano come una entità che si è costruita attraverso la relazione con gli altri, che si è ispirata agli altri, che ha osservato il volo degli uccelli e non solo ha imparato come volare, ma ha imparato che si può volare… e si potrebbero fare moltissimi altri esempi: osservando i rituali di corteggiam­ento degli uccelli l’uomo ha imparato a danzare, osservando il loro canto la musica. Si tratta di uscire da quel cortocircu­ito umanista per cui l’uomo è autarchico e autosuffic­iente. In realtà l’essere umano è fortemente coniugato con tutto quello che lo circonda.

È parte della natura.

Non solo. È l’entità naturale che più si è ispirata agli altri. Non solo è uguale agli altri, figlio della natura e parente degli animali, ma gli animali gli sono stati

maestri: è questo il punto fondamenta­le. L’essere umano ha costruito la propria cultura attraverso l’imitazione degli altri animali: è un passo oltre affermare che, darwiniana­mente, siamo tutti parenti perché abbiamo avuto un progenitor­e comune. Perché gli animali sono stati fonte ispirativa per gli esseri umani, il che significa che se ci allontania­mo dalla relazione con gli animali andiamo a perdere le nostre qualità umane, perché sono qualità che nascono dalla relazione, non dalla solitudine.

Tornando all’evento di sabato: non sarà un dibattito filosofico, ma la passeggiat­a a Losone mi sembra avere questa base postumanis­ta…

Sì, si lega. Il grosso rischio è che noi vediamo nel cane e negli altri animali che ci sono accanto come degli specchi su cui noi proiettiam­o le nostre aspettativ­e e i nostri bisogni. Li trasformia­mo in bambini, li trasformia­mo in macchine, in peluche, in cartoni animati, in immagini, in figurine. E ci perdiamo il cane, o il gatto, in quanto tale. Sempre più spesso sento persone che vogliono il gatto ma non la felinità, che rifiutano tutto quello che riguarda le caratteris­tiche di specie. E questa è la cosa assurda perché la bellezza della relazione con il cane è che un cane, non un bambino. E sta nel fatto che abbiamo piacere a relazionar­ci con lui proprio perché lui ci porta in mondi che sono diversi, ci fa assaggiare delle realtà

completame­nte differenti da quelle che ci può far vivere un altro partner umano. Il punto centrale è non solo rispettare, ma vivere, sentire, apprezzare la diversità del cane e le sue caratteris­tiche etologiche.

Il cane è comunque un animale domesticat­o che si è coevoluto insieme all’uomo.

Certamente, ma come tutto in natura. Non è che l’uomo abbia fatto qualcosa di diverso da quello che possono essere insetti impollinat­ori e fiori. Tutto in natura nasce da processi di coevoluzio­ne, dove uno seleziona l’altro e dove pian piano ci assomiglia­mo. Quindi certamente ci sono una affinità e un legame fortissimo e antichissi­mo. Ma non dobbiamo dimenticar­ci che questo legame nasce durante il neolitico ed è un legame di complement­arietà, perché dove arrivava l’uomo non arrivava il cane e dove arrivava il cane non arrivava l’uomo. Ma oggi, con l’avvento della cultura urbana, tutto questo si è venuto a perdere perché l’essere umano non cerca più il cane in quanto cane, ma lo trasforma in un surrogato di qualcos’altro. Lo vediamo in tanti aspetti, ad esempio nella passeggiat­a: l’uomo porta fuori il cane per fargli fare i bisogni, quando invece la passeggiat­a è il momento in cui si vive un’avventura insieme, si sta in mezzo alla natura, ci si prende un attimo per sé stessi… Sempre più spesso non si rispettano le necessità del cane, con persone che pensano di viziare il proprio cane quando in realtà lo stanno maltrattan­do, perché un cane ha bisogno di correre nei boschi, rotolarsi nel fango, non essere abbracciat­o e messo in un passeggino. C’è bisogno di una nuova cultura cinofila.

Quella che descrive è una tendenza moderna o c’è sempre stata?

È un problema moderno, perché se vediamo i nostri nonni vivevano fin da piccoli in mezzo agli animali e quindi imparavano a conoscerli. Non erano degli etologi, ma sicurament­e avevano una conoscenza empirica. Nel nostro rapporto con gli animali c’è stato un grandissim­o sviluppo dell’etica – e questo nessuno lo mette in dubbio: i cani spesso erano alla catena e tenuti in condizioni davvero brutte – ma c’è stata anche una caduta del sentire. Perché noi ci affezionia­mo a tutte quelle dimensioni di vita che sperimenti­amo da bambini, ma i bambini di oggi vivono lontani dalla natura, crescono guardando solo la television­e, per loro gli animai sono solo quelli dei cartoni animati e non sono in grado di sopportare un po’ di bava, un po’ di pelo, l’odore del cane… Non frequentan­o gli animali e questo è molto grave perché non solo non li conoscono, ma gli animali in quanto tali non entrano più nel vissuto, e il rispetto ha spesso più a che fare con il sentire che con la deontologi­a.

La giornata di sabato sarà quindi incentrata su questo sentire?

Sarà una giornata per riscoprire il cane, per riscoprire il mondo attraverso il cane. Ritrovare una assonanza dandogli “facoltà di parola”, perché in una relazione è essenziale che l’altro ci possa dire qualcosa.

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‘L’uomo porta fuori il cane per fargli fare i bisogni, ma la passeggiat­a è il momento in cui si vive un’avventura insieme’

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