Il mare di Arzo
“Dal marmo rosso affiorano le storie, la memoria antichissima del mare vive nella conchiglia, nella foglia nell’acqua che ha scavato questa terra”. Questi sono i versi che lo scrittore Alberto Nessi ha regalato allo spettacolo “Cava”, rappresento recentemente alle cave di Arzo con la regia di Juri Cainero. Versi cantati da Juri e Neda Cainero in costumi che richiamavano la pietra striata di rosso che si ritrova in molta architettura ben al di là dei confini nazionali. Pubblico entusiasta, autorità gratificate, artisti applauditissimi. “L’operazione Cava” è un esempio di come idee originali – e istituzioni e autorità che hanno orecchie attente – possano sfociare in iniziative di qualità e di alto valore umano e artistico. La clown Gardi Hutter, che in scena volteggiava dentro un salvagente, racconta che l’idea è nata a tavolino. Tante idee nascono così, in semplicità, ma per realizzarsi necessitano di coraggio e iniziativa. La regia ha ritrovato le parole degli scalpellini, la memoria geologica del luogo, e nella bellezza del paesaggio ha messo in scena un’ottantina di persone fra artisti, danzatori, i suonatori della Banda di Arzo, il coro Goccia di voci: risate, poesia, raccoglimento e stupore davanti ai giochi di luce e ai filmati che hanno riportato il mare ad Arzo. In questi luoghi, come nell’ex cementificio della Saceba, o alle officine Ffs la cultura, la musica e l’arte vivono in una dimensione per nulla elitaria, capace di coinvolgere e stupire. I parchi nazionali sono un’ulteriore opportunità di far vivere i luoghi al di là della loro vocazione originale. Chi avrebbe mai detto che nella cava di Arzo centinaia di persone potessero ballare un valzer sulle note di una fanfara apparsa nella notte a bordo di un vascello?
Cristina Foglia, Locarno