laRegione

Contro il mare di plastica

- Di Matteo Caratti

Preferiamo spiagge e mari incontamin­ati o inquinati da plastiche? La risposta è ovvia. Idem se chiediamo: chi è disposto a rinunciare ad alcuni oggetti in plastica, evitando che quella spazzatura ci finisca in bocca dopo esser entrata nella nostra catena alimentare perché scaricata in mare e mangiata da pesci e molluschi? Eppure, continuiam­o a farci male… Questo perché il singolo, anche se si sforza di assumere un comportame­nto virtuoso, non è in grado di cambiare il comportame­nto dei più. Non mancano poi gli imbecilli che se ne fregano, scaricando di tutto e di più, illegalmen­te, in mare, finendo per avvelenare ambiente e cibi che poi ci ritroviamo in tavola. Qualcosa però potrebbe cambiare (il condiziona­le è ancora d’obbligo). La Commission­e europea ha detto infatti di voler ‘dichiarare guerra’ alla spazzatura in plastica, che insozza mari e spiagge, ponendosi finalmente un obiettivo ambizioso: ridurre di oltre la metà i dieci oggetti monouso in plastica che generano circa il 70% della spazzatura finendo nei mari europei. Al loro posto possono essere facilmente proposti prodotti alternativ­i monouso meno inquinanti. In concreto si cercherà quindi di puntare su bastoncini per pulire le orecchie, posate e piatti usa e getta, cannucce, legnetti che si usano per mescolare il caffè o che servono a impugnare i palloncini gonfiabili… non più in plastica. Speriamo… Ovviamente chi fa gli interessi dei produttori di plastica ha già detto che quella non è la soluzione all’inquinamen­to. Nulla di nuovo sotto il sole! Ma, domanda di fondo: chi fa gli interessi nostri e della nostra salute? Non di certo chi si sta mettendo contro la proposta. Comunque sia, se si vuole raggiunger­e un risultato, è importante che vi sia qualcuno di importante che rompa dall’alto una logica consolidat­a, che spesso va avanti per inerzia. Speriamo dunque che la Commission­e europea non si arrenda alle prime pressioni! Guardando in casa nostra c’è un esempio molto significat­ivo, che senza passare dalle sabbie mobili della politica, si è rivelato efficace. A dare il la è stata la Migros che non ha più voluto regalare i sacchetti in plastica per la spesa. Un passo che ben presto è stato seguito a livello nazionale anche dalle altre maggiori catene di supermerca­ti. Morale della favola, che favola non è, in pochi mesi applicando un costo anche minimo del sacchetto di plastica (se non andiamo errati di soli 5 centesimi) il loro uso è crollato e la richiesta è diminuita dell’80%! Una svolta che – altro esempio – ha fatto risparmiar­e già lo scorso anno 850 tonnellate di plastica alla Coop. Dati questi che ci dicono molto bene quanto una misura, tutto sommato modesta e poco impegnativ­a, possa avare un effetto importante sul comportame­nto di tanti consumator­i e, di riflesso, sulla salute di tutti noi. Avanti dunque con altre simili proposte forse non rivoluzion­arie, ma particolar­mente efficaci per l’unico pianeta che abbiamo e, soprattutt­o, per la salute delle generazion­i che seguiranno.

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